Ascoli Piceno 22 ottobre.- Il Consiglio dei Ministri ha licenziato il nuovo decreto legge per la ricostruzione nelle zone terremotate. Non ci sono rivoluzioni, ma alcune novità comunque importanti. A cominciare dalla cosiddetta “busta paga pesante”. In pratica viene stabilito che i contributi sospesi dal 2016 ad oggi, dovranno essere restituiti allo Stato in misura del 50% di quelli previsti e con la possibilità della rateazione in 10 anni. E questo a partire dal gennaio 2020.
Prorogato lo stato di emergenza per i Comuni fino al dicembre del prossimo anno, il decreto da anche il via libera alla possibilità per i tanti professionisti e tecnici che hanno lavorato fino ad ora nel cratere sismico senza compensi, di ottenere un anticipazione delle parcelle del 50%. Estesa a favore delle aree terremotate anche la misura per i giovani imprenditori del Mezzogiorno, e approvati incentivi per le attività agricole e la ricostruzione privata ( autocertificazione).
Meno chiara la norma che doveva venire incontro alle reiterate richieste di Regioni, enti e ordine professionali in merito al potenziamento del personale degli Uffici speciali per la ricostruzione. C’è un impegno da parte del Governo ad andare nella direzione auspicata, ma non nelle dimensioni proposte dalle istituzioni locali. Scontate le critiche delle opposizioni di destra, anche il Presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli parla però di norme “limitate rispetto alle necessità dei problemi. Serviva uno scatto più forte, a tre anni dal sisma, e ciò soprattutto in relazione alla dotazione organica e alla stabilizzazione del personale degli Usr che devono far fronte a migliaia di pratiche”.