Ascoli Piceno 10 novembre.- “ L’interruzione della strada provinciale n. 49 all’altezza del ponte del Castellano, al km 10+500, sottopone da anni gli abitanti di Valle Castellana (Teramo) ad un calvario perché si tratta di un’arteria indispensabile per il 90% della popolazione che giornalmente percorre i 18 chilometri che conducono ad Ascoli, la città più vicina, per tutte le proprie esigenze di lavoro, studio, commercio, accesso ai servizi sanitari.”
Lo afferma Giulio Giovannini, membro del Comitato per il referendum Valle Castellana nelle Marche. “Per ovviare ai nostri disagi la Provincia di Teramo non ha predisposto né un itinerario alternativo che fosse ragionevole, né ha disposto che venissero adottate modalità e tempi di esecuzione dei lavori tali da ridurre al minimo le nostre difficoltà. Per questo siamo costretti a percorrere una strada strettissima mal segnalata, tortuosa, con forti pendenze, quindi pericolosa, soprattutto in condizioni climatiche avverse, per di più inaccessibile agli autocarri e ai mezzi del trasporto pubblico: di fatto Valle Castellana è stata isolata e il transito su quel percorso alternativo ha comportato un aumento dei consumi e dei costi per tutti.”
Per l’esponente del Comitato Referendum, ha ragione il parroco del paese Don Giuseppe Piccioni, che su Vita Picena del 26 ottobre scorso ha scritto: “La riparazione del ponte è l’ultimo brutale schiaffo alla comunità, perché è stata grandemente ridotta la nostra libertà di movimento e sono stati dilatati i tempi e i costi dei nostri spostamenti. Inoltre la chiusura del ponte durante la stagione estiva ha avuto effetti nefasti per la nostra economia, già penalizzata dallo spopolamento dovuto al terremoto, perché ha ridotto drasticamente gli arrivi e le presenze nel periodo migliore dell’anno, con grave danno per le piccole attività economiche locali, che hanno visto pesantemente ridotti i loro ricavi.”
Secondo Giovannini poi, una nuova penalizzazione del paese montano ai confini con le Marche, si è registrata nei giorni scorsi, in occasione dell’annuale sagra della castagna di sabato 2 e domenica 3 novembre: “Abbiamo subito una considerevole riduzione delle presenze, soprattutto degli abituali visitatori provenienti dall’Ascolano, con grave danno economico e d’immagine per la Pro Loco che ha organizzato la manifestazione e, in generale, per tutte quelle attività locali che confidavano in questa occasione tradizionale per risollevare alquanto le proprie sorti. Come se tutto ciò non bastasse, dopo il danno, è arrivata anche la beffa. Ultimati i lavori di asfaltatura,colpo di scena: alcuni giorni or sono la ASL di Teramo ha effettuato un’ispezione e ha sequestro il cantiere. Tutto fermo. Tutto bloccato a tempo indeterminato. E così per raggiungere Valle Castellana si dovrà continuare per chissà quanto tempo a percorrere quella stradina pericolosa e disagevole.”
Insomma invece di diminuire, per Valle Castellana – che ha avuto il via libera al referendum per passare nella provincia di Ascoli, in caso di vittoria – i disagi aumentano. E i cittadini sono molto preoccupati, perché temono che questo stato di cose possa aggravarsi ulteriormente con l’imminente arrivo dell’inverno.
“Non sappiamo chi sia il diretto responsabile di questa situazione intollerabile e dei danni che tutta la comunità ha sopportato, ma pensiamo che tutto ciò non si sia verificato all’insaputa delle autorità provinciali e regionali – sostengono insieme Giulio Giovannini, Tarcisia Mignucci e Franco D’Anselmo,consiglieri comunali di maggioranza del Comune di Valle Castellana, e Lino D’Angelo, candidato nella lista civica “Montagna è futuro” che ha sostenuto il Sindaco Camillo D’Angelo nelle ultime elezioni – Questi fatti la dicono lunga sull’attenzione che le autorità abruzzesi hanno per le condizioni di vita dei cittadini di Valle Castellana. Per questo si giustificano le ragioni di coloro che vedono nel prossimo referendum per il passaggio nelle Marche un’occasione storica per giungere democraticamente alla ricongiunzione anche territoriale, oltre che culturale, economica e sociale, di due comunità, quella di Valle Castellana e quella di Ascoli, che furono scioccamente separate da chi tracciò un confine provinciale insensato e irrispettoso della storia”.