Ascoli Piceno 26 febbraio.- Ormai è guerra aperta tra il Governo e la Regione Marche sulla gestione della vicenda coronavirus. L’Esecutivo ha deciso di impugnare l’ordinanza con cui Ceriscioli ha deciso di chiudere scuole, eventi pubblici, teatri ed altro da oggi fino al 4 marzo. Per i ministri dell’Istruzione, dell’Università e degli Affari regionali, non era questa la linea adottata durante il confronto tra Conte ei Presidenti della Regioni che si è tenuto ieri. Il Governo voleva provvedimenti più limitati, su base al massimo provinciale , per le zone dove non esistono focolai dell’infezione – che poi rimangono solo due, quelli del Lodigiano e di Vo’ Euganeo. Quindi le Marche dovevano restare fuori dall’area più a rischio, considerata l’assenza di un emergenza. Ma così non è stato. Di certo la notizia di un caso positivo a Cattolica ( un 72enne) e forse di uno nel Pesarese ( ma i risultati degli esami non sono arrivati) hanno spinto Ceriscioli ad accellerare nel blocco totale delle attività scolastiche e pubbliche.
“Ho aspettato anche troppo- ha detto il Presidente della Regione, che due giorni fa era stato fermato da Conte con una telefonata proprio quando in conferenza stampa stava annunciando l’ordinanza già pronta. Ora però è giunta la bocciatura esplicita da parte dell’Esecutivo, che ha impugnato l’atto della Giunta marchigiana. Un pasticcio nel pasticcio, che non si vede a cosa possa servire. Intanto in Italia i morti sono 11, ma i contagiati non sono più di 340, dei quali due terzi sempre nel focolaio del Lodigiano dal quale la diffusione sarebbe partita ( per cause ancora sconosciute). Le regioni coinvolte aumentano, ma si tratta di casi molto sporadici sia in Toscana, che Sicilia che Lazio. Da ricordare, per sottolineare l’incomprensibile clima di panico che molti stanno creando ad arte per spaventare la popolazione e mettere in grossa difficoltà anche le imprese, che nello stesso periodo i morti per l’influenza stagionale sono stati 241.