Barbaresi (Cgil) alle aziende : “Prima la salute di tutti, poi la ripartenza di slancio”

Ancona 6 aprile.-“Dobbiamo fare squadra a tutti i livelli, per superare l’emergenza e poi ripartire di slancio con la produzione, puntando ad attuare un modello economico nuovo, fondato sull’innovazione digitale e sulla sostenibilità sociale e ambientale. ” Lo afferma la segretaria regionale della Cgil, Daniela Barbaresi, rivolgendosi alle istituzioni ma anche e soprattutto alle aziende marchigiane, impegnate ad affrontare la nuova crisi legata al coronavirus. ” La salute delle persone viene prima di tutto – dichiara la Barbaresi – e non ci può essere qualcosa di più importante. Le imprese non devono fare forzature  e anzi in questa fase devono garantire la sicurezza a tutti i lavoratori delle fabbriche e di tutte le realtà più piccole : quando la situazione sarà migliorata, le attività potranno riprendere con grande energia e capacità.”

Nelle Marche in questi giorni ben 26 mila imprese hanno chiesto la cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali per cercare di attenuare gli effetti del bloco causato dalle restrizioni governative per il Covid19. “I fondi ci sono – è convinta la segreteria Cgil -ma occorre che vengano erogati non solo a tutti gli addetti che ne hanno diritto,  ma anche ai tanti lavoratori come quelli domestici o simili che hanno tutele e garanzie. Per questo abbiamo chiesto al Governo di modificare il decreto in via di preparazione”.

Quanto al tema della gestione sanitaria dell’emergenza, alla Barbaresi non sono piaciute certe scelte della Regione Marche come l’ospedale alla Fiera di Civitanova : “un progetto che mi lascia perplessa, sia in quanto a numero di posti letto previsti che di modalità di gestione del programma, con donazioni ad un ente come l’Ordine di Malata su indicazione di Bertolaso.” Ma per la segretaria Cgil il tema però è anche un altro : manca il personale per le strutture attuali e quelle future e necessarie sul territorio. “E’ stato imposto alle Marche il limite di spesa di 820 milioni per il personale sanitario – ricorda la Barbaresi – e questo ha imposto restrizioni che costringono il sistema regionale a rivolgersi ai privati. Questo tetto andrebbe superato, così come l’esperienza del coronavirus dovrebbe insegnare che si dovrebbe ripensare l’organizzazione generale di tutto il comparto, facendolo tornare in capo allo Stato”.

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