Ancona 4 maggio.- Una catena umana del jeans, per rilanciare non solo simbolicamente la produzione e le prospettive del distretto tessile marchigiano. L’idea è dell’azienda “Compagnia del denim” di Serra de’Conti (Ancona) che attraverso il brand “Two women two men” l’ha lanciata sui social network con la campagna denominata “Unitimadistanti”. Ad essa partecipano titolari, dipendenti, collaboratori e fornitori della stessa realtà aziendale, ma anche negozianti, clienti e personaggi del mondo delle istituzioni, dell’informazione, dello spettacoli.
Tra essi il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il compositore ascolano e bassista Saturnino, la voce di Radio Deejay Rudy Zerby, l’artista Roberto Coda Zabetta, il giornalista Gianluigi Nuzzi, la vj e speaker radiofonica Kris Grove, l’attrice Camilla Filippi, l’atleta azzurra Manuela Moeelg e il grande musicista americano Mick Fleetwood,
La moda per le Marche rappresenta un settore d’eccellenza, vanta la presenza di 5.715 imprese con 40 mila addetti ai lavori, un’impresa manifatturiera su tre lavora nel tessile, nell’abbigliamento e nelle calzature, per un fatturato superiore ai 5 miliardi di euro . Ora più che mai è quindi importante difendere la produzione locale. Da qui l’idea di Alessandro Marchesi, CEO di Compagnia del denim, di creare una “catena umana del jeans” coinvolgendo migliaia di persone.
Nel corso di questa pandemia, l’imprenditore e fondatore dell’azienda- che dal 2008 fa parte del Gruppo Cris Conf guidato da Pietro Negra, non si è mai scoraggiato, ma anzi si è subito adoperato per garantire soprattutto ai suoi laboratori una continuità lavorativa, in questo momento di
blocco delle attività principali. Da qui il progetto di creare un network tra gli imprenditori del territorio e in particolare con l’azienda Lordflex. “Quest’ultima ha convertito la propria azienda, specializzata nella
produzione di tessuti per materassi, in tessuti per mascherine, mentre i laboratori tessili dell’abbigliamento si sono riconvertiti nell’assemblaggio dei pezzi e, oggi, sono in grado di produrre quasi 10.000 mascherine al giorno – inoltre – allargando il network stiamo avviando anche la
produzione dei camici”.
La storia dei laboratori tessili marchigiani, ma più in generale di quelli italiani, è cambiata molto negli ultimi anni. Se prima erano i piccoli artigiani locali ad essere il cuore pulsante del sistema manifatturiero italiano, successivamente lo sono diventati i laboratori cinesi, che per un rapporto di qualità/prezzo e per una diffusione massiccia nel territorio hanno preso il sopravvento su molte realtà autoctone, le quali sono state costrette a chiudere o sono sopravvissute grazie alla collaborazione
con le grandi griffe. Per molte pmi è diventato, quindi fondamentale collaborare con i laboratori cinesi per poter mantenere la produzione in Italia, preservandone cosi l’aspetto artigianale dei capi.
“Negli anni, non solo queste maestranze hanno acquisito conoscenza e abilità, proprie della nostra cultura tessile, ma si sono anche integrate sempre più nel territorio, molti sono nati e cresciuti proprio
qui, sentendosi parte di questo Paese” spiega Marchesi. Per Compagnia del denim, come per tante pmi, sarebbe impossibile ripartire immediatamente, se queste realtà decidessero di chiudere e di
portare le conoscenze acquisite in Cina, dove la vita sta lentamente riprendendo il via. “Il loro guadagno di oggi – continua – permetterà a noi di ripartire domani”.