Ancona 13 maggio.– Il 95,6% delle imprese dell’Anconetano che hanno tentato di ricorrere al credito bancario garantito dallo Stato, così come stabilito dalle norme governative, non ha avuto alcuna risposta. E lo hanno fatto il 60% delle aziende, di cui due terzi per la soglia di 25 mila euro di prestiti. Lo sconfortante dato sull’efficacia reale dei provvedimenti nazionali per aiutare le attività a superare la crisi per il lockdown da Covid 19, è reso noto dalla Cna. A questo c’è da aggiungere che solo il 27,7% delle imprese ha ottenuto la moratoria sui finanziamenti e il resto non ne ha beneficiato o ha deciso di soprassedere, dopo aver ponderato le negatività e le complessità delle operazioni da svolgere. Insomma, il credito resta il tasto dolente del sistema economico regionale e nazionale, come prima dell’emergenza sanitaria. Nonostante che il blocco totale prodotto dalla crisi sanitaria, abbia fatto fermare il 70% delle aziende anconetane. E solo il 17,8% non ha mai smesso di lavorare.
Evidentemente la logica della finanza è un altra e le norme del Dpcm hanno prodotto risultati reali modesti, in termini di liquidità tesa a garantire un proseguimento dell’operatività dell’apparato produttivo e in particolare delle pmi in maggiore difficoltà. Tanto che Cna si limita a sostenere che il giudizio degli imprenditori sull’operato del Governo è “poco edificante”. Quanto agli ammortizzatori sociali, il 53% delle imprese vi ha fatto ricorso con sospensione a zero ore e il 12,7% ha anticipato l’importo ai loro dipendenti. Il settore della moda (84,5%), il legno e arredo (77,5%) e il commercio (64,2%) hanno attinto pesantemente dalla cassa integrazione, a differenza dei servizi alle imprese (17,5%), i quali hanno fatto viceversa un forte ricorso allo smart working (42,1%), contro una media del campione indagato del 12,3%.
L’84,8% di loro ha richiesto il bonus delle 600 euro ed il 70% sta adeguando la sua attività alle nuove disposizioni in tema di sicurezza sul lavoro.