Jesi (An), 9 giugno – L’economia delle Marche era già in forte difficoltà prima che arrivasse la pandemia, con un forte calo del numero delle imprese artigiane, del Pil regionale, della popolazione residente e della quantità degli investimenti da parte del sistema imprenditoriale. E’ la fotografia emersa dal rapporto Trend Marche presentato ieri da Cna, Confartigianato in collaborazione con UBI Banca.
Dal 2009 ad oggi nella regione sono scomparse 7500 imprese artigiane, solo un quarto delle imprese continua a fare investimenti, ha ricordato il professor Ilario Favaretto dell’Università di Urbino, e la pandemia sta aggravando le difficoltà del sistema economico, che necessita urgentemente di interventi pubblici e privati mirati ad aiutare le varie filiere produttive.
Secondo il rapporto Trend Marche, le Pmi regionali hanno perso a marzo e aprile 180 milioni di euro di fatturato, con una stima di una perdita di 425 milioni di euro di fatturato in tutto il 2020. Il comparto più colpito è quello calzaturiero, che solo a marzo ha registrato una flessione del 59% della produzione, con il comparto mobili che ha segnato un -47%.
“La specializzazione settoriale delle Marche ha determinato un calo del 37,7% della media della produzione nei settori dell’artigianato, più marcato di quattro punti rispetto alla media nazionale” ha ricordato Gian Luca Gregori, rettore dell’Università Politecnica delle Marche. Lo scenario intermedio dell’evolversi della pandemia prevede un calo dell’export delle Pmi marchigiane di 799 milioni di euro, mentre il settore turistico regionale, in caso di totale assenza di turisti stranieri tra marzo e agosto, subirà una flessione dei ricavi di 27,8 milioni di euro.
“La pandemia ha avuto tre effetti principali : il crollo del Pil con le Marche più colpite rispetto ad altre regioni, un forte peggioramento della fiducia delle imprese e un netto cambio dei comportamenti che ha impattato sui consumi” ha commentato Roberto Gabrielli, responsabile della macro area Marche ed Abruzzo di UBI Banca. “Ma vanno ricordati anche i punti di forza del nostro sistema che ci potranno aiutare ad uscire da questa crisi, come la ricchezza delle famiglie, cresciuta del 6% negli ultimi due mesi per effetto del calo dei consumi, del basso indebitamento delle famiglie e delle imprese italiane rispetto a quelle degli altri Paesi europei e di un sistema bancario nazionale molto più forte di quello che aveva affrontato la crisi del 2008. Gli investimenti sono necessari” continua Gabrielli, “ma una cosa che possiamo fare subito tutti insieme, banche e imprese, è quello di rilanciare il credito di filiera, che permette di dare liquidità alle Pmi che appartengono a una determinata filiera e di preservare la catena dei fornitori delle imprese più grandi”.