Ancona 25 giugno.-Negli ultimi giorni si sono intensificate le richieste da parte di familiari di persone ricoverate presso residenze sociali e sociosanitarie (oltre 12.000 cittadini ), che chiedono di poter riprendere le visite ai loro parenti sospese dai primi di marzo, e le sollecitazioni sui tempi di riapertura dei centri diurni ( 2000 persone). In alcuni territori regionali inoltre a fatica, ancora oggi, stanno ripartendo i servizi domiciliari (educativi e di assistenza). Una situazione che a fine giugno si sta facendo sempre più difficile.
Per quanto riguarda le visite dei familiari, a 20 giorni della delibera regionale (n. 685 dell’8 giugno), le condizioni restano quasi ferme e in poche strutture hanno disciplinato nuove modalità di visita.
“ La norma regionale non ha stabilito tali modalità – spiega il Gruppo regionale Solidarietà, con sede a Moie di Maiolati – ma ha demandato all’Azienda sanitaria la definizione di protocolli per l’accesso. Ha inoltre disposto che la “direzione di ogni struttura può autorizzare la visita nei casi necessari”. L’effetto di tale disposizioni, con responsabilità non ben definite, ha come effetto il sostanziale blocco delle visite. Una situazione che di giorno in giorno diventa sempre più ingiusta e intollerabile.”
Riguardo alla riattivazione del Centri diurni, chiusi dal 10 marzo, a circa 40 giorni dalle disposizioni regionali (Dgr 600 del 18 maggio) che ne disciplinavano le modalità, ad oggi, nella maggioranza dei casi, i servizi non sono stati riattivati. Le famiglie, di settimana in settimana, a quasi quattro mesi dal blocco, attendono comunicazioni chiare da parte dei titolari dei servizi.
In alcuni territori regionali, inoltre, anche gli interventi domiciliari stentano a riattivarsi in maniera compiuta.
Per il Gruppo Solidarietà “è urgente che la Regione intervenga urgentemente rispetto alla riapertura strutture per consentire le visite ai familiari, disciplinando in sicurezza le regole di accesso, senza ulteriori dilazioni. “