Comunanza (Ap) 17 luglio. – “La forza della semplicità”. E’ questo secondo il proprietario Peppe Cutini, il segreto del successo del ristorante “Da Roverino” di Comunanza (Ascoli Piceno), l’unico locale ad essere presente da 30 anni ad oggi nella guida “Osterie d’Italia” edita da Slow Food.
Erede di un’attività che ha quasi un secolo di storia alle spalle, essendo stato fondata da una familiare negli anni Venti del Novecento, e poi ampliata e rilanciata dal padre Roverino negli anni Cinquanta, Cutini è fiero del risultato ottenuto : “ Slow Food ci ha anche premiato per questo, e non posso che ringraziarli”.
Ma dall’alto della sua filosofia molto concreta e solida, lontana da certe mode attuali resta ancorato alla realtà e afferma : “ Il rapporto personale e sincero con i clienti, oltre alla qualità dei piatti proposti ci hanno permesso di lavorare sempre bene.” Una qualità che per il titolare del ristorante di Comunanza, dove sono passate generazioni di famiglie, residenti, lavoratori, dirigenti di molte aziende e industrie presenti nel territorio, è sinonimo di tradizione. Una cucina tradizionale realizzata con semplicità e accuratezza – ora affidata a Romina Di Fabio – che punta su materie prime e ingredienti genuini e garantiti, e soprattutto su un menu che valorizza le tipicità e le ricchezze del territorio montano dei Sibillini.
A cominciare dal piatto forte e di maggior richiesta , come la frittata con i funghi e i tartufi, ma che spazia dalle zuppe alle carni grigliate, dal baccalà alle olive all’ascolana fatte in casa : “Queste proposte sono la nostra forza da sempre – conferma Peppe Cutini, che gestisce il ristorante con annesso albergo da 40 anni. Se poi ci sono richieste particolari le soddisfiamo, ma senza uscire dai canoni sicuri del nostro patrimonio gastronomico e del nostro modo di fare ristorazione” .
Peccato solo che il gestore dello storico locale “Da Roverino” sia rimasto l’unico della famiglia originaria ad operare nella struttura, un luogo di convivialità sociale , in senso ampio tra i più importanti e conosciuti dell’area montana. Sarebbe utile per la comunità proseguirne l’esperienza, in un‘epoca di appiattimento del gusto e di massificazione dell’offerta culinaria e culturale.