Settanta imprenditori calzaturieri del fermano-maceratese – quasi la metà dei 150 italiani presenti- sbarcheranno martedi 20 marzo alla fiera di Mosca. Anche per sfruttare le opportunità del mercato russo che dopo anni di crisi è in ripresa per il comparto, con un incremento del 18,8%. La missione all’Obuv Mir Kozhi, è organizzata da Anci Servizi in collaborazione con Fiera Bologna e Ice, e durerà tre giorni. “Si tratterà di un appuntamento importante per il nostro settore– spiega Enrico Ciccola, presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico – perchè la Russia resta uno dei mercati di riferimento. Nonostante la crisi abbia dimezzato le commesse dal 2013 a oggi, il mercato russo vale per il distretto vale oltre 150 milioni (fonte Assocalzaturifici primi 9 mesi 2017) ed è in crescita”.
Entrando nei numeri, l’export russo è aumentato del 18,8% e in nove mesi ha eguagliato il fatturato dell’intero 2016. Importi lontani dal 2014, quando la Russia da sola valeva per il distretto 259milioni di euro, che diventano 346 nel 2013, ultimo anno prima della crisi. “Per le Marche la Russia vale il 39,4% dell’export, rispetto al 16,6 dell’Emilia Romagna e all’8% della Toscana. Basterebbe questo dato per far comprendere perché il nostro distretto ha accusato più di altri il calo di ordini russi” prosegue Ciccola.
A livello italiano, il primo paese di export per il settore calzaturiero resta la Francia seguita dalla Svizzera, per cui gravitano anche molte delle paia dirette in Russia, dalla Germania e dagli Stati Uniti. Se la Russia per il sistema calzaturiero italiano occupa il sesto posto, per il distretto è saldamente sul podio.
“Non bisogna farsi prendere da facili entusiasmi, la crescita è piccola. Se allarghiamo la visuale al settore articoli in pelle, che per la provincia di Fermo vale nel mondo quasi un miliardo di esportazioni, la crescita è dello 0,4%. Questo a riprova che il mercato russo si è stabilizzato, dopo anni difficili. Ed è su questo che dobbiamo lavorare, cercando di riprendere fette di mercato oggi occupate da altri produttori” prosegue Arturo Venanzi, responsabile Russia di Assocalzaturifici.
“Quello russo – ribadisce Ciccola – è un mercato che cresce nella quantità, +28% rispetto al 2016, ma ha perso il 6,5% nel prezzo medio per paia. A dimostrazione che anche oltre gli Urali il costo della scarpa ora ha un peso, anche se il made in Italy mantiene la sua attrattiva”.