Il piccolo Alfie è morto. Inutili gli appelli dei genitori al trasferimento in Italia

Il piccolo Alfie è morto. Il 23 aprile gli erano stati staccati i macchinari che lo tenevano in vita, e lui ha resistito per 4 giorni. Affetto da una malattia degenerativa rara e quasi sconosciuta, il bimbo di 23 mesi che aveva ottenuto la cittadinanza italiana, era in cura all’ospedale Alder Hey di Liverpool. Ma sono stati propri i medici del nosocomio a decidere di staccare la spina al piccolo, dopo il via libera della giustizia britannica. Inutili i ricorsi presentati dai genitori di Alfie, che si sono visti negare anche la possibilità del trasferimento del figlio in Italia, da parte della Corte di Appello di Londra. L’ospedale Bambin Gesù di Roma era pronto ad accoglierlo, e molte organizzazioni del mondo cattolico stavano sostenendo i genitori del piccolo nella loro battaglia, in corso da 6 mesi. A cominciare dal movimento del Popolo della Famiglia – che aveva parlato di “logiche dell’eutanasia giunte ai massimi livelli” e poi dall’Associazione dei medici cattolici italiani, che in un comunicato aveva duramente condannato l’operato dei medici britannici : ” Il disposto giudiziario di condanna a morte espresso nei confronti di un bimbo affidato alla cure dei medici che di lui per statuto deontologico, dovrebbero prendersi cura stravolge il rapporto di allenza medico-paziente, soprattutto se gli operatori sanitari sono chiamati ad essere meri esecutori di morte. Inoltre offende la Medicina, chiamata all’interruzione delle cure per un assurdo e declamato migliore interesse della persona, che non coincide più con la cura ma con la sentenza capitale.” Tutto inutile. Alfie è stato accompagnato alla morte, contro la volontà dei suoi genitori. E forse anche contro la pietà umana, asservita spesso alle sole logiche della ragione e del calcolo.

 

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