Macerata. La crisi ucraina preoccupa le imprese manifatturiere non solo per quel che riguarda i suoi effetti sul caro energia. Una escalation porterebbe al centro una serie di fattori penalizzanti, che strozzerebbero ancora di più il made Italy. All’orizzonte si temono infatti l’aumento dei prezzi delle commodities, difficoltà nel reperimento di materi prime e personale e l’aumento dei costi del trasporto via container. A rilevarlo sono i dati diffusi da Confartigianato.
Partendo dall’export, si nota come le conseguenze del precedente conflitto russo-ucraino di otto anni fa si siano scaricate interamente sulle esportazioni verso la Russia che, tra il 2013 e il 2021, per l’Unione europea a 27 cumulano un calo del 23,4%, con una maggiore penalizzazione del made in Italy (-29,3%).
Marche in picchiata – 59,6%
E sono proprio le Marche, una delle otto regioni più presenti nel mercato russo nove anni fa, ad essere tra le più colpite dal crollo, con un rapporto 2013-2021 in picchiata del -59,6%. Peggio c’è solo l’Abruzzo, con un -75,9%.
Andando sui dati provinciali nella tendenza 2013-2021 (I-III trimestre), la recessione dell’export manifatturiero direzione Russia è importante. Il Maceratese è al -44,3% e perde una posizione nel ranking territoriale italiano (da 27 a 28, con esportazioni passate da 103.656.352 euro a 57.773.377 euro nel periodo di riferimento). Caduta consistente nell’Ascolano che dalle 32esima posizione precipita alla 63esima, con un -87,5% (da 84.446.371 euro a 10.552.665 euro). Male anche il Fermano, che con il -70,3% vede passare le esportazioni russe da 161.815.284 euro a 48.069.140 euro (nel 2013 era 17esima provincia in Italia, nel 2021 35esima).
Numeri importanti, se si considera anche il fatto che le Marche sono la terza regione in Italia per esposizione sul mercato russo (0,81%, valutata con l’incidenza delle esportazioni manifatturiere sul valore aggiunto del territorio). Tra le provincie, l’export manifatturiero in Russia è all’1,7% del valore aggiunto a Fermo, 0,96% a Macerata e 0,28% ad Ascoli.
Giorgio Menichelli“Nonostante le conseguenze di lungo periodo della crisi di Crimea 2014, con le relative sanzioni economiche alla Russia, è salita la dipendenza del nostro Paese al gas russo, un motivo per guardare con maggior preoccupazione all’escalation dell’attuale tensione – le parole di Giorgio Menichelli, segretario generale Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno, Fermo -.
Nel 2021 l’Italia ha registrato un interscambio con la Russia di 7.697 milioni di euro di esportazioni e di 13.984 milioni di euro di importazioni, di cui il 53,5% è costituito da petrolio greggio e gas naturale. Inoltre, la Russia ha negli anni rappresentato un mercato di grande interesse specie nel nostro distretto, con il settore moda che ha però subito un calo drammatico (-43,4%). Le esportazioni nel 2021 sono sì in ripresa, ma ancora lontane dal pre-covid e abissali rispetto al 2013. Quello che ci auguriamo è intanto un disgelo di questo clima di tensione ed un impegno ad evitare un terribile ed insensato conflitto. Alla politica, a tutti i livelli, chiediamo di favorire un dialogo costruttivo, evitando inutili alterazioni di un mercato internazionale già estremamente delicato”.