Dall’ex deputato e assessore regionale Luciano Agostini, riceviamo e pubblichiamo come contributo al dibattito sul polo logistico Amazon:
Ascoli.-A un osservatore delle questioni regionali e locali non può certo sfuggire come la vicenda del possibile insediamento di Amazon sia diventata surreale a seguito delle polemiche che sono scaturite da una legittima quanto genuina riflessione esternata dal segretario provinciale del Pd di Ascoli Piceno Francesco Ameli, alla quale si è perfino interessato il presidente di Confindustria di Ancona, che con una irritualità sospetta è entrato a gamba tesa in merito a valutazioni di tipo politico il cui obiettivo era la tutela, non solo dell’interesse del territorio piceno, ma dell’intera Regione Marche.
Rimettendo in fila i fatti, così come riportati dalla stampa, non posso che pormi (e porre) una domanda: quale sarebbe stata l’intromissione nella proposta di ospitare l’hub di Amazon nel Piceno? La proposta è stata infatti avanzata solo a seguito dell’acclarato fallimento della iniziativa portata avanti dal governo regionale presso l’interporto di Jesi.
Il fallimento, del resto, era già stato annunciato da illustri esponenti dell’imprenditoria marchigiana come Francesco Casoli e da consulenti già incaricati dalla Regione Marche come l’ex consigliere regionale Bugaro.
Solo dopo che si è evidenziata l’assoluta impossibilità di portare avanti l’iniziativa presso l’interporto di Jesi è arrivata la proposta del segretario Ameli finalizzata a mitigare il fallimento della Giunta regionale con il tentativo di mantenere l’investimento almeno nel territorio marchigiano.
Non voglio neppure pensare che qualcuno ipotizzi che ci siano territori di serie A, a cui tutto si deve, e territori di serie B, che non meritano nulla.
In tutto questo è singolare il silenzio, peraltro stranamente anomalo, di componenti ascolani della giunta regionale che avevano affrontato la campagna elettorale con lo slogan «il Piceno mai più Cenerentola delle Marche». Non voglio soffermarmi sulle motivazioni che hanno determinato il naufragio dell’iniziativa all’interporto di Jesi, anche se chi conosce la storia delle Marche pure qualcosa dovrebbe dire circa la allocazione di stazioni logistiche sull’asse est-ovest, dimenticando completamente l’asse nord-sud.
Ma non è certo questo il punto: mi preme, invece, ribadire che se l’ubicazione di Amazon a Jesi è ancora all’ordine del giorno, saremmo tutti uniti nel sostenere l’insediamento in quel sito, ma se ciò non dovesse avvenire e senza alcuna lesa maestà noi siamo pronti a proporre un territorio infrastrutturato e già conforme urbanisticamente come il Piceno, individuato già da tempo da precedenti giunte regionali come il territorio che può ospitare il secondo polo logistico della Regione.
Mi risuonano ancora nelle orecchie gli appelli caritatevoli esternati in occasione dell’ultimo terremoto, quando Confindustria Marche a nome di tutti gli imprenditori marchigiani espresse a gran voce una verbale solidarietà, promettendo l’impegno a ricostruire in quei territori il tessuto produttivo del sud delle Marche. Alle parole evidentemente non sono seguiti i fatti, ad eccezione della lodevole iniziativa imprenditoriale di Diego Della Valle, figura di spicco del territorio e persona consapevole delle difficoltà che stiamo vivendo.
Il mio appello è un invito a tutti per marciare uniti verso un obiettivo importante per le Marche, senza strumentalizzazioni, perché questo è l’unico modo per realizzare l’idea delle Marche come sistema, rifuggendo da banali ed egoistici localismi.
Da ultimo però non posso non notare il fragoroso silenzio da parte dell’associazione degli industriali di Ascoli Piceno che non spendendo alcuna parola a sostegno della proposta e nessuna dichiarazione di presa di distanza dal deludente intervento del presidente di Confindustria di Ancona dimostra ancora una volta timore reverenziale o, meglio, subalternità.”