Milano.- È normale che, in specifici settori, si utilizzino espressioni tecniche legate a un determinato contesto; tuttavia, al crescere di diffusione e popolarità di tale contesto, corrisponde una proporzionale diffusione dei suoi termini specifici e, conseguentemente, un’uscita di questi dai ristretti confini che inizialmente ne delimitavano l’utilizzo. Si pensi alle espressioni legate al mondo dello sport come gettare la spugna, vento in poppa o alzare l’asticella: il loro utilizzo, inizialmente circoscritto ai rispettivi contesti di boxe, vela e salto, è entrato nel linguaggio comune indicando situazioni affini, per un motivo o per l’altro, al loro significato sportivo. Un altro mondo dal quale provengono molti termini è quello del videogaming: si tratta di un ambito ormai diffusissimo che, di conseguenza, rispetta tutte le condizioni per prestare alcune sue espressioni al parlare di tutti i giorni. Sebbene tali espressioni derivino costantemente dall’inglese, si differenziano dai semplici anglicismi proprio per la loro comune origine videoludica.
Per esempio, l’idea di droppare qualcosa deriva dall’inglese to drop, con il significato di far cadere. Nel quotidiano può riferirsi al fatto di cedere qualcosa a qualcuno, e in tale accezione il suo utilizzo deriva dal videogaming. Infatti, specie nei titoli RPG, la sconfitta di un nemico viene solitamente premiata con degli oggetti da esso fatti cadere: di conseguenza, come il nemico droppa degli oggetti, così una persona dà qualcosa a un’altra.
Abbastanza simile il concetto di lootare: derivato dall’inglese to loot, che letteralmente significa saccheggiare o depredare, nel parlare comune può indicare l’azione di appropriarsi di qualcosa, anche se non necessariamente contro la volontà del suo proprietario. Nel contesto videoludico, ancora una volta soprattutto nel genere RPG, si parla di looting quando si apre un contenitore e si prendono gli oggetti che esso contiene. Per estensione, le loot box indicano quei sistemi casuali di casse premio contenenti oggetti, spesso estetici, diversi per rarità, utilità e così via: non a caso, tradotto letteralmente il termine significa “casse di loot”.
A proposito di casualità, è comune definire qualcosa di casuale come randomizzato. Per quanto in questo caso sia più vicina a un anglicismo, il trasferimento dell’espressione nel parlare quotidiano è stato molto facilitato dal suo utilizzo nel videogaming in riferimento agli algoritmi di generazione casuale di numeri o RNG, da Random Number Generator. Si tratta di una funzione indispensabile in numerosi titoli, laddove si renda necessario un sistema casuale per la gestione di determinati aspetti: per esempio, proprio nel looting o negli oggetti droppati. Il concetto di un sistema affidabile di generazione di casualità permette anche di avere chiaro come funzionano le slot machine: specie nella loro odierna versione digitale, il fattore casuale è fondamentale per garantire il loro corretto funzionamento.
Quando qualcosa appare all’improvviso, invece, si può dire che è spawnata dal nulla. In inglese, to spawn può essere utilizzato sia per il parto animale, sia per riferirsi a qualcosa che ha determinato l’inizio o la nascita di qualcos’altro. Nel videogaming invece uno spawn è un punto di ingresso in gioco, le coordinate dove nasce il giocatore: spawnare, quindi, significa comparire nel gioco. Evidente quindi il debito nei confronti del mondo videoludico: come in questo, infatti, anche nel parlare comune si utilizza spawnare per indicare l’azione di comparire di punto in bianco, generando quindi sorpresa o confusione.
Più immediata invece la comprensione del termine rushare, utilizzato per indicare il fare qualcosa in maniera affrettata e frettolosa, anche se non necessariamente a scapito del buon esito. To rush significa infatti fare, o far fare, qualcosa molto velocemente; inevitabile quindi un suo utilizzo nel mondo videoludico per riferirsi a situazioni o tattiche particolarmente veloci. Per esempio, attaccare molto rapidamente un altro giocatore cogliendolo di sorpresa; oppure, specie negli FPS, appena iniziata la partita cercare di conquistare velocemente un obiettivo particolarmente avanzato. Da qui l’utilizzo nel quotidiano, riferendosi ad affrettarsi nel fare qualcosa.
Infine, si dice che qualcuno sta laggando quando si mostra indeciso o incerto su un’azione o una decisione. In inglese, to lag indica il ritardare o il fare progressi in maniera molto lenta, mentre utilizzato come sostantivo indica per l’appunto un ritardo. In informatica, dove è una forma contratta di Latency Gap, ossia differenza di latenza, il lag indica il ritardo tra due sistemi che si interfacciano reciprocamente in maniera rallentata. Nel videogaming, specialmente quello online, il lag indica quindi il ritardo nello svolgimento di un’azione rispetto al suo input: evidente quindi come dire che qualcuno stia laggando si riferisca a un ritardo o tentennamento nel qualcosa, nel videogaming come nella vita quotidiana.