Ancona. Cresce il prezzo dei cereali a livello mondiale e di conseguenza schizzano ulteriormente i costi nelle stalle marchigiane. Il settore è sotto pressione per l’esplosione delle spese di produzione in media del +60% legata ai rincari energetici, che arrivano fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità necessaria ad alimentare anche i sistemi di mungitura e conservazione del latte.
Lo sostiene Coldiretti Marche che parte dall’aumento dell’11% del prezzo dei cereali a ottobre registrato dalla Fao, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, anche per effetto delle incertezze rispetto all’accordo tra Russia e Ucraina per il passaggio delle navi sul Mar Nero. “Un salasso per i circa 3.200 allevamenti bovini che operano nel settore delle carni e in quello del latte e che utilizzano i cereali per l’alimentazione degli animali”, afferma l’associazione.
Nell’ultimo decennio la produzione di latte è diminuita del 30% e da gennaio a settembre le stalle hanno conferito poco più di 18mila tonnellate di latte vaccino, il 6% in meno rispetto al 2021. Non va meglio per le carni. Morale: nei pascoli marchigiani si aggirano quasi 10mila capi in meno rispetto al 2012. E ora il clima di incertezza rischia di portare alla chiusura una stalla su dieci secondo un’analisi nazionale effettuata da Coldiretti su dati Crea. Con tutti i rischi che ne conseguono per l’ambiente, l’economia e l’occupazione di aree interne a rischio di spopolamento.