Ancona.- Altro che Italia di Mezzo. Sul sistema produttivo marchigiano nel 2022 è passato uno tsunami. Le imprese in attività sono scese da 145.609 a 140.066. Sono state 5.543 le aziende che hanno tirato giù la serranda per non rialzarla più. A lanciare l’allarme l’Osservatorio TrendMarche, presentato da Intesa Sanpaolo, Confartigianato e Cna Marche.
Crollo delle imprese attive. A colpire, secondo i presidenti di Cna Marche Paolo Silenzi e di Confartigianato Marche Emanuele Pepa, è la differenza tra le imprese iscritte all’Albo e quelle attive: le prime sono 157.892, le seconde 140.066. Significa che 17.826 imprese sono registrate ma non hanno avviato l’attività, probabilmente in attesa di tempi migliori. Se si considerano le iscrizioni e le cancellazioni nel 2022, si vede che ad iscriversi sono state 7.193 imprese e a cancellarsi 8.122, con un saldo negativo di 929 unità.
Quasi la metà delle chiusure d’impresa ha riguardato artigianato che nel 2022 ha perso 2.054 imprese attive, scendendo da 42.711 a 40.657 imprese, con un calo del 4,8 per cento.
Sono ormai dieci anni che le imprese marchigiane in attività sono sempre meno. Tra il 2012 e il 2022 se ne sono perse per strada 17.549 pari all’11,1 per cento, con le Marche fanalino di coda tra le Regioni e lontanissime dalla media italiana, che ha visto un calo delle imprese attive del 2,1 per cento in dieci anni. Secondo Pepa e Silenzi “paghiamo lo storico “gap” infrastrutturale che frena la competitività del sistema produttivo, la “fuga” dei giovani dalla nostra regione e il “taglio” dei servizi alla persona e alle imprese, soprattutto nelle aree interne delle Marche. “