Ancona.- Al grido di “Salviamo la sanità pubblica”, medici, veterinari, dirigenti sanitari, associazioni di cittadini e pazienti si sono mobilitati in difesa del Servizio sanitario nazionale in tutta Italia. Ad Ancona, prima con un sit-in davanti all’ingresso dell’Ospedale Regionale di Torrette e poi in assemblea nell’Aula Totti, si sono ritrovati i professionisti di tutte le sigle sindacali con il supporto di molti rappresentanti di associazioni di cittadini e del mondo del volontariato.
I referenti delle sigle intersindacali sono intervenuti argomentando le criticità che affliggono la sanità marchigiana. Ma hanno animato il dibattito anche i referenti di molte associazioni e comitati dei cittadini come Adriana Celestini di IOM Ancona, Roberto Amici del Comitato Cittadini Inrca, Monia Mancini dell’Ass. Cittadinanza Attiva, Angela Ciaccafava Comitato Salviamo la Sanità Pubblica, Tiziana Paolini, paziente e sopravvissuta al Covid.
“Per la prima volta oggi siamo tutti dalla stessa parte perché se crolla la sanità pubblica, crolla la salute e il welfare” – hanno detto i rappresentanti sindacali.
Nelle Marche la criticità maggiore è la diminuzione del personale che è sempre più demotivato e tende ad andare nel privato perché le condizioni sono sempre più pericolose. Con il concetto di malasanità che ha portato a una aggressività verso i medici piuttosto che il concetto di mala organizzazione della sanità che complica lo svolgimento dell’attività oltre alla diminuzione del numero dei medici, delle risorse e della capacità di collegare, di fare rete, tra il territorio e le strutture ospedaliere.
“Chiediamo – hanno detto i referenti sindacali – di riprendere un discorso ormai interrotto vent’anni fa, di alleanza, dove la salute dei cittadini sia al centro della politica sanitaria e non i numeri e non un conto da far portare”.
Rifuggendo ogni possibilità di strumentalizzazione politica è stato chiarito che “questo non è un evento contro qualcuno ma è un’occasione per analizzare i tagli alla sanità e i dati di fatto che sono a disposizione di tutti gli osservatori. La sanità pubblica è un bene che copre tutti dal più povero al più ricco”.
Dal tavolo dei relatori la richiesta anche ai media “di non parlare di angeli o di eroi, ma solo di dipendenti pubblici che fanno il loro lavoro e che, pur essendo stanchi e arrabbiati non sono rassegnati a cadere in quel burrone nel quale la sanità ha cominciato a cadere negli ultimi 20 anni”. “La salute – è stato ricordato – è il bene più prezioso; eppure, non è più sicura considerando le 12mila aggressioni registrate”.
Il punto è che è ormai chiaro che non si possa avere l’ospedale sotto casa perché i medici e il personale non sono sufficienti per questo tipo di organizzazione. La richiesta è di stabilizzare il personale e completare gli organici con personale giovane ma facendolo rispettando l’attuale tetto di spesa è impossibile.