Ancona 15 ottobre. -Rifiuti ed emergenza nelle Marche sembrano parole destinate ad andare a braccetto, ma il sovrapporsi di molti fattori critici rischia di arricchire il lessico con un termine ancora più perentorio: collasso.
E’ quanto emerge dall’analisi di Confindustria Marche ed AMIS, (l’Associazione Imprese Gestione Rifiuti), che hanno incontrato le istituzioni locali nel tavolo tecnico presso l’Assessorato Ambiente della Regione Marche, lanciando un grido di allarme per una situazione che secondo loro ‘sta diventando esplosiva e che, se non affrontata in tempi rapidi e con provvedimenti efficaci, avrà serie ripercussioni sul sistema di gestione dei rifiuti.’ Per Confindustria il ‘fattore critico numero uno è la difficoltà di costruire nuovi impianti di smaltimento e di ampliare quelli già esistenti. Ne è un esempio la maggiore discarica della Regione che, ormai da lungo tempo in attesa di un provvedimento autorizzativo che le permetta di soddisfare le richieste di smaltimento, in vista dell’esaurimento della capacità di ricevere rifiuti, è stata costretta ad imporre la riduzione di più del 50% dei conferimenti.’
Dagli ultimi dati ISPRA (l’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale sottoposto alla tutela del Ministero dell’Ambiente) risulta che la produzione di rifiuti speciali nelle Marche registri un trend tendente alla crescita a fronte di una risposta impiantistica giudicata dagli industriali ‘decisamente insufficiente, soprattutto riguardo a quella dedicato allo smaltimento finale dei rifiuti che non possono essere recuperati e trasformati in materie prime da reinserire nel ciclo produttivo o in energia.’
Se è vero che la cultura del recupero anche nelle Marche (metalli, vetro, plastica, carta, scarti del settore tessile) è sensibilmente cresciuta negli ultimi decenni, è anche vero che nel recupero dei rifiuti speciali siamo fermi a quota 51% del totale gestito e solo l’1,65% è andato a incenerimento con recuperi di energia.
‘Non si può parlare seriamente di “economia circolare” – sostiene Confindustria – se poi manca l’ultimo trattino per chiudere il cerchio e cioè un recupero quanto più possibile completo dei rifiuti “recuperabili”, anche sotto forma di trasformazione in energia. Gli stessi impianti di CSS, Combustibile Solido Secondario, prodotto cioè dal trattamento dei rifiuti stessi, sono stati esclusi per scelta ideologica dalla politica lo scorso 26 giugno con Legge Regionale 24/2009, una decisione poco lungimirante se si considera che questo tipo di impianti avrebbe permesso di risparmiare energia, ridurre emissioni nocive in atmosfera e alleggerire i quantitativi di rifiuti da smaltire in discarica.
A ciò si deve aggiungere la crescente difficoltà di collocamento extra-regionale dei rifiuti ed ancor di più quello transfrontaliero, già molto costoso .’
Confindustria Marche ed AMIS chiedono alle Amministrazioni preposte ‘una collaborazione fattiva e la dimostrazione della volontà di giungere a soluzioni – sia di impatto immediato che di medio periodo – atte a favorire un percorso il più possibile mirato all’autosufficienza impiantistica rispetto ai fabbisogni esistenti .’