Ancona.- Reddito di cittadinanza, addio. Partirà nei primi giorni di settembre la nuova piattaforma Inps per creare quel tanto ricercato incontro tra domanda e offerta di lavoro per i cittadini ritenuti occupabili e per questo privati dalla precedente misura di sostegno.
Cittadini in condizioni comunque di fragilità e non sono pochi quelli che si sono rivolti agli sportelli della Uil per chiedere lumi. Tanto che il Caf, nei giorni scorsi, ha anche dedicato al tema una newsletter per informare quante più persone possibile e darsi disponibile per aiutare gli utenti nel compilare l’apposito format per registrare la propria posizione.
Secondo i dati dell’Inps sono 1.681 i nuclei familiari che hanno ricevuto l’sms che comunicava loro la sospensione del reddito di cittadinanza.
Rappresentano il 13% su un totale di 12.912 nuclei che percepivano un assegno medio di 523,89 euro. “Dal 1° gennaio 2024, i nuclei al cui interno sono presenti persone disabili, minorenni, o con almeno sessant’anni d’età, ovvero componenti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione, saranno potenzialmente destinatari dell’Assegno di inclusione (ADI), nuova misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale” spiegano dal Caf Uil.
Per tutti i nuclei percettori di reddito di cittadinanza al cui interno sono presenti: minori, over 60, disabili o in carico presso i servizi sociali sarà erogato il reddito di cittadinanza fino al 31.12.2023 per poi poter confluire dall’1.1.2024 nella nuova misura Assegno di Inclusione. E i cosiddetti “occupabili”? Una volta registrati i cittadini tra i 18 e i 59 anni dovranno frequentare percorsi di formazione o altri percorsi lavorativi e per la loro durata riceveranno 350 euro mensili. Anche se componenti dello stesso nucleo familiare. “Povertà e lavoro rispettivamente non si debellano o creano con un decreto. Servono – spiega Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche – provvedimenti di contrasto alla povertà realmente efficaci ed universali ma anche serie politiche attive del lavoro in stretta connessione con l’idea di sviluppo del paese. Nell’immediato non si può lasciare i Comuni da soli a far fronte al disagio sociale, determinato dalla perdita del reddito di cittadinanza, sovraccaricando i servizi sociali a cui mancano risorse e personale. Le persone devono essere accompagnate verso una prospettiva diversa e non lasciate semplicemente senza di alcun tipo di sostegno, alla ricerca di risposte da parte delle Amministrazioni. Ciò oltre ad essere eticamente sbagliato rischia di far esplodere una bomba sociale”.