Ancona.- “Per i Sindaci dei Comuni piccoli non ci sono le risorse sufficienti per osservare con tempestività i fiumi, torrenti, canali e perfino i fossi così come c’è il rischio di non poter raggiungere tutta la popolazione specie quella anziana meno avvezza ai mezzi elettronici moderni e ai social network che invece fungono spesso da prezioso divulgatore di informative immediate”.
Lo afferma Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo e presidente di Anci Marche a commento della notizia sull’iscrizione nel registro degli indagati di 6 sindaci delle valli del Misa e del Nevole, per i danni e i morti provocati dall’alluvione del settembre 2022.
La Procura dell’Aquila ha recapitato un invito a comparire per sottoporsi ad interrogatorio i primi cittadini di Arcevia (Dario Perticaroli), Letizia Perticaroli (Serra De’ Conti), Riccardo Pasqualini (Barbara), Federica Fanesi (Ostra), Carlo Manfredi (Castelleone di Suasa) e Marco Sebastianelli (Trecastelli).
Paolo Calcinaro con l’ex presidente Anci Valeria Mancinelli
A tutti è contestato il reato pesante di “cooperazione in omicidio colposo plurimo” per una serie di condotte che non avrebbero evitato il decesso di 13 persone, tra i quali un minore. E questo per il presunto mancato tempestivo allarme ai residenti dei loro paesi.
“Come Presidente di Anci Marche esprimo la massima vicinanza ai sei colleghi sindaci – dice Calcinaro – e da avvocato aggiungo anche che l’avviso di garanzia darà modo ai colleghi di illustrare agli organi inquirenti le modalità nelle quali un sindaco si trova a dover operare in occasione di eventi imprevisti, immediati e imponenti. Va anche considerato, infatti, che la teoria delle azioni possibili in queste calamità è lontana dalla concreta possibilità di operare che ha un sindaco in situazioni tanto imprevedibili”.
La ricostruzione ipotizza un blackout collettivo di comunicazioni alla base del ritardo con cui sarebbe scattato l’allarme anche se in quella circostanza si verificò un record delle precipitazioni che non si verificava dal 1929.
“Per i sindaci – insiste il presidente dell’Associazione dei Comuni – non ci sono le risorse sufficienti per osservare con tempestività i fiumi , i torrenti, canali e perfino i fossi, E a questo si aggiunga anche la crescente difficoltà a fare previsioni rispetto alle allerte di fenomeni repentini e sempre più imprevedibili. “
Sul fronte di protezione civile i comuni chiedono tecnologie, fondi e snellimento della burocrazia. “Il progresso tecnologico è fondamentale per sperimentare nuovi strumenti – insiste Calcinaro- ma ai comuni occorrono fondi (e non tagli come quelli di cui si sta parlando) per poter investire nella realizzazione delle opere. Ed occorre snellire i procedimenti di opere pubbliche per arginare i fenomeni di dissesto idrogeologico che devono godere di semplificazioni “