Ascoli.- L’agricoltura attuale, con i sistemi intensivi e il massiccio uso della chimica è la seconda causa dei cambiamenti climatici dopo l’industria. Essa è anche responsabile di un quinto dei gas serra prodotti nel nostro pianeta.
Bastano questi dati per far comprendere come occorra subito cambiare strada. Sia per tutelare l’ambiente che l’uomo, entrambi vittime di un processo che da decenni sta devastando il pianeta.
Producendo anche danni enormi a seguito di eventi che diventano estremi solo a causa dello sfruttamento esagerato dei terreni e delle coltivazioni che non assorbono più acqua – quelle con metodi biologici ne assorbono tre volte di più di quelle tradizionali. E aumentando a dismisura i casi di tumori nella popolazione sotto i 50 anni di età, grazie e cibi inquinati ed adulterati.
Di tutti questi temi, oltre che nello specifico della valle del Tronto che nel passato era considerata l’orto dell’Italia centrale, si è discusso sabato scorso ad Ascoli in un convegno dal titolo “Quale agricoltura, per un futuro di salute e di lavoro ” promosso dal comitato per Nardini sindaco.
All’iniziativa molto qualificata hanno partecipato esperti di rilevanza nazionale come Salvatore Ceccareli, Stefania Grando, Alberto Berton e Olimpia Gobbi.
“Con l’agricoltura industriale è aumentata molto la quantità dei prodotti offerti al consumatore – ha detto Emidio Nardini – ma a scapito della qualità, che invece è sempre più scadente. Tutto ciò ha allontanato i contadini dalla terra, a causa di una remunerazione sempre più bassa e accelerato l’aggressione all’ambiente.
Colle San Marco – ha ricordato Nardini- nel passato era pieno di terrazzamenti che costituivano una difesa del territorio e della popolazione. Ora sono tutti scomparsi. Più in generale la nostra valle del Tronto era considerata l’orto dell’Italia centrale, poi sono arrivate le fabbriche e gli agricoltori se ne sono andati. Occorre invertire la tendenza per produrre nuovo sviluppo legato alle nostre produzioni tipiche e per dire basta ai cibi spazzatura che sono all’origine di molte malattie”.