Il Natale in agriturismo, tra tradizione e menù vegani. Richieste in crescita

 
Della tradizione con le carni e i piatti importanti. Oppure, per accontentare ogni richiesta, anche il menu vegano. Purché si stia bene, a tavola e in famiglia. Il Natale dei marchigiani non è solo in casa ma molti hanno scelto di passare il pranzo del 25 dicembre in un agriturismo del territorio. Tra gli agrichef di Terranostra Campagna Amica (Coldiretti), nell’ottantina di agriturismi dove i contadini cuochi producono e cucinano i loro prodotti, si fa fatica a trovare un posto da giorni. “Come agrichef – spiega Giovanni Togni, presidente di Terranostra Ancona – puntiamo alla tradizione soprattutto per far rivere quella atmosfera familiare che vigeva nel passato”. E i menu cercano di spaziare tra tradizione e innovazione culinaria. Sfogliando le varie carte proposte, il piatto più ricorrente sono i cappelletti chiusi a mano in brodo di cappone (o gallina) ma non mancano stracciatella, vincisgrassi o ravioli. Le carni? Oltre al bollito misto, agli arrosti, la preparazione “in porchetta” viene associata al coniglio ma anche al tacchino e all’oca anche se si possono trovare cotture più importanti come il brasato a bassa temperatura alla Lacrima di Morro d’Alba. E ancora: funghi, tartufi, ciauscolo per la frittata “rognosa”, verdure ripassate, cipolle di Suasa. Un trionfo della marchigianità, della qualità e della filiera super corta.

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