Ascoli.-Da diversi mesi a questa parte, il comparto della moda picena e marchigiana sta fronteggiando una crisi senza precedenti. L’aumento dei costi delle materie prime, le sovrastimate produzioni post Covid, il cambiamento climatico e l’inflazione hanno messo a dura prova la stabilità del tessuto imprenditoriale del Piceno, provocando un drastico calo in termini di produzione, vendite ed esportazioni.
Lo confermano i dati Istat elaborati dal Centro studi CNA Marche, che sul fronte export evidenziano per le Marche una diminuzione del 20,8% nelle vendite all’estero di prodotti tessili, passate da oltre 30 milioni di euro del primo trimestre 2023 ai 24,4 dello stesso periodo del 2024, e un contestuale calo dell’8,1% per gli articoli in pelle – abbigliamento escluso – con una perdita di 40 milioni di euro rispetto alle cifre dello scorso anno. 35 milioni di euro in meno anche per le calzature (-8,1%) e altri 4 milioni in meno per il settore del cuoio (-4,8%), mentre l’unico segno positivo è quello dell’abbigliamento, con un timido 2,1% in più nei volumi di vendita, passati da 161 milioni di un anno fa ai quasi 165 del primo trimestre 2024.
Numeri preoccupanti, che inevitabilmente finiscono per ripercuotersi sulla quotidianità di chi fa impresa e delle centinaia di operatori coinvolti in un comparto cardine per l’economia del Piceno. In provincia di Ascoli, infatti, sono 356 le aziende attive nel campo della moda, con 73 unità nel tessile, 185 nell’abbigliamento e 98 nel calzaturiero. Quattro anni fa, nel primo trimestre 2020 e in piena crisi pandemica, le imprese del settore erano 458, 102 in più rispetto ad oggi.
Seguendo da molto vicino l’andamento della crisi sul territorio, la CNA di Ascoli Piceno ribadisce la necessità di un intervento urgente per tutelare gli addetti ai lavori e le piccole e medie imprese locali dalle attuali difficoltà.
nella foto : l’imprenditrice Doriana Marini