Esuberi Fedrigoni, dai Cinquestelle mozione in Regione e Parlamento

Fabriano (An).- “Siamo di fronte a uno ‘sfregio’ alla storia cartaria fabrianese. Le logiche centrate sulla massimizzazione del rendimento a breve termine non devono prevalere sul principio di responsabilità sociale dell’impresa”

Il Movimento 5 Stelle è impegnato a vedere chiaro nella vicenda Fedrigoni e a tentare di trovare una soluzione per tutelare migliaia di dipendenti e l’economia dei territori di Marche e Umbria.

In Regione, la consigliera Marta Ruggeri ha presentato una mozione “con la quale chiedo l’impegno della Giunta a sostenere fattivamente le iniziative di lotta dei sindacati e dei lavoratori; ad attivare con urgenza una interlocuzione con la direzione aziendale per promuovere soluzioni di ristrutturazione alternative al licenziamento collettivo; e ad attuare tutte le misure di competenza della Regione (e sollecitare quelle di competenza del Governo) per la tutela ed il sostegno economico dei lavoratori interessati dalla procedura di licenziamento”.

L’impegno prosegue alla Camera dei deputati dove l’on. Fede e l’on. Pavanelli hanno presentato una interpellanza rivolta al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali e al Ministro delle Imprese e del Made in Italy.

L’on. Giorgio Fede

“Ci troviamo di fronte ad una scelta spregiudicata e scriteriata – afferma Fede – che rischia di creare un vero e proprio disastro. Parliamo di circa 4mila dipendenti a rischio. Uno sfregio alla storia cartaria fabrianese, che va avanti da quasi otto secoli ed è uno dei massimi orgogli del Made in Italy, ad opera della proprietà del Gruppo Fedrigoni, di due società d’investimento, Bain Capital Private Equity e BC Partners, che evidentemente si muovono in una logica di ‘fusioni e acquisizioni’ troppo spesso lontana dall’economia reale, del tutto estranea a qualsiasi concetto di responsabilità sociale dell’impresa”.

Lo sguardo è poi rivolto al lungo termine: “sarà il caso – sostengono Fede e Ruggeri – di rivedere la politica rispetto a questo genere di acquisizioni da parte di società d’investimento, per di più straniere, che non hanno alcun riguardo per la storia e le implicazioni sociali del fare impresa in Italia, per le necessità e la sicurezza del territorio nazionale, ponendo dei limiti a logiche puramente finanziarie per salvaguardare i settori più prestigiosi del Made in Italy, l’economia dei territori e l’occupazione”.

nella foto : Marta Ruggeri

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