Ci mancava solo la moglie di uno sconosciuto pentito della N’drangheta calabrese, nella torbida vicenda della morte della povera Pamela Mastropietro, la 18enne romana fatta a pezzi dopo il decesso avvenuto a Macerata giusto un anno fa. La donna, senza rivelarsi in volto ha parlato oggi al programma “Storie italiane” di Rai 1, raccontando quello che gli avrebbe riferito il marito, detenuto nel 2018 per pochi giorni nel carcere di Marino del Tronto, ad Ascoli, nella stessa cella dove per un periodo fu rinchiuso anche Innocent Oseghale, il 30 enne nigeriano rimasto unico accusato per l’omicidio della ragazza. “Oseghale era il referente della mafia nigeriana a Macerata e faceva parte di un organizzazione chiamata Black Cats – ha detto la moglie del pentito. Pamela comprò la droga dall’altro spacciatore nigeriano Desmond Lucky, il quale poi tentò di violentarla insieme al suo connazionale nella casa di via Spalato, ma lei si rifiutò. La 18enne – sempre secondo la donna – per questo fu picchiata, e sbattè la testa. Desmond allora se ne andò dall’appartamento e poi fu rincorso da Oseghale, che credeva che Pamela fosse ormai morta. Quando tornò a casa, lo stesso Oseghale si accorse che la ragazza era ancora viva e la uccise lui, facendola poi a pezzi e nascondendola in due valigie.”
Alla ricostruzione dell’omicidio la donna aggiunge altri dettagli sulla mafia nigeriana, sempre riferiti al marito dal suo compagno di cella : “La droga arrivava a Macerata da Castel Volturno, base del traffico di stupefacenti oltre dello sfruttamento della prostituzione”.
Ora c’è da chiedersi come mai Innocent Oseghale, che nel carcere di Marino del Tronto si era prima scontrato e poi riappacificato con questo fantomatico pentito di ndrangheta, il quale stava collaborando in diversi processi, abbia rivelato tutte queste cose ad un perfetto sconosciuto ? Ad un uomo che e’ poi scomparso tanto velocemente quanto è apparso sulla scena della torbida vicenda di Macerata ? Le dichiarazioni della donna sono state naturalmente già riferite agli inquirenti, e saranno probabilmente utilizzate nel corso del processo al nigeriano che partirà in Corte d’Assise il 13 febbraio. Ma è chiaro che dovranno essere verificate. Perchè di certo nella storia tragica della morte di Pamela Mastropietro non è entrato solo un piccolo e giovane spacciatore africano, il quale di tutti quelli indagati è rimasto l’unico a finire sul banco degli imputati ( dichiarandosi sempre innocente per l’omicidio). E gli altri suoi sodali nigeriani , che è sicuro abbiamo frequentato l’appartamento di via Spalato in quei giorni tragici di fine gennaio 2018, e che sono usciti rapidamente dal filone principale delle indagini ? E tutti gli aderenti all’organizzazione locale che gestiva da tempo il traffico di droga nella città ? Forse solo i 50 testimoni che dovranno intervenire nel processo a Oseghale che inizierà fra pochi giorni, potranno aiutare a chiarire qualcosa di questa vicenda. Forse.