Ascoli Piceno 1 febbraio- Il commercio continua a perdere imprese . Nel corso del 2018 nelle Marche hanno chiuso 861 attività, quasi la metà delle 1763 aziende – di cui 703 artigiane- che hanno smesso di produrre complessivamente, nel sistema economico locale. A calare fortemente anche il settore primario – 508 in meno – le manifatture ( -403) e l’edilizia ( -288). In crescita solo le attività terziare, legate ai servizi avanzati e di consulenza. I dati sono forniti dal Centro studi Cna. Le Marche risultano, tra le regioni a maggior peso di micro e piccole imprese, quella dove le perdite di imprese attive sono state più alte in termini relativi. Mentre Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Umbria limitano le perdite, l’Abruzzo al contrario registra una crescita, seppur leggera, delle proprie imprese attive.
Come si può spiegare il crollo del commercio al dettaglio ? Secondo noi, non è difficile rispondere a questa domanda. La flessione dei consumi causata dalla contrazione del reddito disponibile di famiglie e singoli, la pressione fiscale inalterata, il ridimensionamento delle principali distretti produttivi regionali e soprattutto la concorrenza dei grandi centri commerciali dislocati un po’ in tutte le principali città del territorio , sono tra le cause prioritarie di questo trend sempre più negativo. A tutto ciò si deve aggiungere, naturalmente l’impatto devastante del terremoto nelle aree del cratere, soprattutto quelle montane. Non sembra al momento che siano state messe in campo politiche a tutti i livelli per contrastare questa costante emorragia di imprese, occupati, presidi territoriali che salvaguardavano in passato la vita sociale ed economica di molti centri non solo rurali , delle Marche.