Da Roberto Malini, esponente di EveryOne Group riceviamo e volentieri pubblichiamo come contributo al dibattito :
Pesaro.-” L’energia eolica, proposta come una soluzione sostenibile alla crisi climatica, nasconde un lato oscuro spesso trascurato. L’installazione delle pale eoliche comporta un significativo impatto ambientale e paesaggistico, che minaccia ora anche le Marche (ma non vi sono regioni che si salveranno dall’avanzata delle mega-turbine), dove la scarsa ventosità rende gli impianti antieconomici. Le pale, alte da 130 fino a 250 metri, necessitano di ampie aree per il loro funzionamento, sono invasive e portano alla cementificazione del territorio, distruggendo paesaggi di inestimabile bellezza e introducendo un inquinamento acustico prodotto dal vento che si somma al già complesso problema delle microplastiche. Si tratta di un business privo di protocolli etici: il basso costo di aree agricole e naturalistiche fa sì che si scelgano tali paesaggi per l’istallazione degli enormi impianti. Grazie ai fondi europei, le aziende, in concerto con istituzioni superficiali, disinformate e poco attente, incamerano enormi quantità di denaro e hanno ben poco a cuore ambiente, salute dell’avifauna, benessere dei cittadini e resa economica. Quando i fondi si interrompono, i progetti regolarmente decadono, con le turbine spesso abbandonate a se stesse, come orrendi scheletri in una natura devastata.
Un altro problema rilevante è rappresentato dalla filiera produttiva. La costruzione delle pale richiede grandi quantità di balsa, un legno leggero che viene estratto attraverso la deforestazione massiccia in Ecuador e Perù, aggravando il già drammatico stato delle foreste amazzoniche. Il 50% della balsa proveniente dall’America Latina è prodotta abusivamente da trafficanti di legname, che derubano le comunità indigene con vere e proprie milizie armate. Inoltre, lo smaltimento delle pale, una volta giunte a fine vita, presenta difficoltà enormi: le discariche specializzate sono poche, e le componenti in fibra di vetro e resine creano rifiuti difficili da gestire.
Il business dell’eolico attrae inoltre interessi poco trasparenti. La lunga catena di processi internazionali e la mancanza di controlli stringenti facilitano l’ingresso delle mafie, che sfruttano finanziamenti pubblici e leggi favorevoli per riciclare denaro attraverso progetti poco trasparenti. In paesi come Germania e Svezia, la non convenienza economica, tra costi, scarsa resa energetica e complessità di smantellamento, ha spinto a ridimensionare o abbandonare questa tecnologia.
Mentre i governi varano leggi che agevolano lo sviluppo di questi impianti, la società civile deve mobilitarsi per proteggere territori come la Sardegna – e ora le Marche – da progetti che rischiano di creare danni irreversibili. Il contrasto a queste iniziative rappresenta un dovere verso l’ambiente, il paesaggio e la sostenibilità a lungo termine.”