San Benedetto 16 aprile.- “E’ ormai ora che gli archivi dei Servizi segreti vengano aperti. E questo in nome della verità e della trasparenza che dovrebbero essere dei principi cardine su cui si fonda una democrazia. Perchè in 50 anni di storia i Servizi che dovrebbero difenderci non hanno sventato un solo attentato in Italia ? ” .
Sono parole forti quelle pronunciate questa mattina al teatro Concordia di San Benedetto del Tronto da Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice Paolo Borsellino ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992 in via D’Amelio, a Palermo. Parole che vengono dall’indignazione e dal coraggio di una donna che da una vita sta lottando per avere giustizia in relazione alla tragica morte del padre, avvenuta due mesi dopo quella del suo collega e amico Giovanni Falcone nella strage di Capaci. E che negli ultimi tempi sta denunciando le lentezze, i depistaggi e “i silenzi di Stato” che caratterizzano le inchieste e i processi ai responsabili della strage di via D’Amelio, a tutti i livelli. Processi che sebbene arrivati al numero di quattro, in 27 anni non hanno ancora fatto vera luce sulla bomba esplosa nel 92.
Fiammetta Borsellino oggi dialogava sulla mafia con gli studenti del liceo classico Leopardi di San Benedetto, in una due giorni nel Piceno organizzata insieme al professor Fabio Giallombardo, palermintano anche lui ma da 15 anni nelle Marche, e autore del volume “Cosa Vostra. Mafia e istituzioni in Italia”.
“Mio padre ancora vive con noi, nella mia famiglia, nella società, nelle esperienze belle e coinvolgenti come questa di oggi con voi “, ha detto la figlia del giudice. “Sono invece loro che sono morti : quelli che da 27 anni restano chiusi in carcere nel loro mutismo, senza collaborare con gli organi che dovrebbe scoprire la verità su quanto accaduto in quel periodo buio per la Sicilia e l’Italia. ” I pentiti sono attendibili ? , gli ha chiesto una ragazza : “Alcuni si – ha risposto la Borsellino. Spatuzza ha aperto il proprio cuore nonostante i delitti commessi , e si è veramente pentito rilevando cose importanti. Altri invece no, come per esempio quello Scarantino che fin da subito ha depistato le indagini, facendo anche inquisire molte persone che con l’attentato di via D’Amelio non c’entravano nulla. Quindi bisogna andare avanti con determinazione – ha aggiunto – e fare in modo che tutti operino per chiarire i fatti, magistrati compresi.”
Cominciando dal salire di livello. Perchè per esempio, come poi ha osservato il prof. Giallombardo, fino ad ora “si sono pentiti solo i primi due livelli della mafia, quelli dei malacarne, la manovalanza del crimine e non i due livelli superiori, politici e imprenditori ? E perchè in alcuni passaggi oscuri, come quelli dell’agenda rossa del giudice Borsellino, la borsa che la conteneva è stata consegnata da un carabiniere al giudice Ayala ma poi non è stata più trovata? ” E poi ancora : “Perchè secondo il Protocollo Farfalla, dal 2004 in poi c’era un accordo segreto tra il Dap e i Servizi che permetteva agli agenti di entrare ed uscire dai penitenziari dopo aver parlato con i detenuti in regime di 41bis ?”
Domande che al momento non trovano risposta, e che fanno parte di quella ampia zona grigia, di quella fitta ragnatela di misteri e connivenze che ancora offusca la conoscenza reale delle stragi dell’estate 92, e quindi anche la possibilità di scoprirne i veri responsabili, mafiosi o meno che siano. Quanto bisognerà ancora aspettare ?