Incubo dazi Usa per l’export moda e agroalimentare delle Marche

Ancona 2 ottobre.- Dopo Coldiretti, ora anche Cna lancia l’allarme per i rischi derivanti dalla possibile introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti. “Nel primo semestre dell’anno” afferma Otello Gregorini, segretario regionale “le imprese marchigiane hanno esportato negli Usa prodotti per 452,3 milioni di euro  rispetto ai 379,9 milioni di euro dello stesso periodo del 2018, con un aumento di 72,4 milioni di euro di merce esportata. Ma in futuro, se ci sarà il via libera ai dazi Usa all’Europa per 7 miliardi di dollari, c’è il rischio di un brusco calo dell’export delle eccellenze marchigiane , specialmente per i prodotti agroalimentari e della moda”.

Il settore marchigiano con un più forte export verso gli Usa è la meccanica con 111,9 milioni di euro nel primo semestre 2019. Seguono gli articoli farmaceutici con 79,5 milioni di euro, l’industria dei metalli (77,3 milioni di euro, i prodotti tessili (77,0 milioni di euro), il mobile e altri prodotti manifatturieri (41,1 mln di euro), gli apparecchi elettrici (22,6 mln di euro) e i prodotti alimentari (13,7 mln di euro).

In allarme in particolare il settore alimentare dell’imprenditoria marchigiana. Infatti, il mercato statunitense è secondo solo a quello tedesco per le eccellenze enogastronomiche della nostra regione. Secondo i dati del Centro Studi Cna Marche le imprese marchigiane hanno esportato negli Usa  alimenti e bevande per 13,7 milioni di euro nei primi sei mesi del 2019 contro 1,8 milioni di euro di prodotti enogastronomici importati, per un surplus commerciale di 11,4 milioni di euro.

“Olio di oliva, pasta, formaggi, salumi e vini” sostiene Francesca Petrini presidente Cna Agroalimentare Marche “vedrebbero i loro prezzi crescere troppo, con inevitabile riduzione dell’export e pesanti ripercussioni per la produzione e l’occupazione delle nostre aziende. Infatti, solo per fare un esempio, un litro d’olio venduto oggi negli Stati Uniti a 13 euro arriverebbe a costare  25 euro mentre un chilo di pasta passerebbe da 3 a oltre 4 euro. La politica e le istituzioni debbono fare ogni sforzo per scongiurare il rischio dei dazi sull’agroalimentare italiano”-

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