Ad Arquata il grande spettacolo della Festa Bella, rievocazione storica di Lepanto

Ascoli Piceno 30 luglio. Un tronco di  40 metri, tagliato nei boschi dei Monti della Laga, trasportato a mano (per 15 chilometri, seguendo un rituale codificato) e innalzato come “albero maestro” di una nave battente bandiera turca. La sagoma viene ricostruita nella piazza del paese, a ricordo della Battaglia di Lepanto: lo scontro navale del 7 ottobre 1571 tra le forze cristiane e la flotta turca, guidata da Mohamed Ali, di fronte alla Grecia, nel golfo oggi di Nafpaktos. Un’epica pagina storica legata alle Crociate che, ogni tre anni, rivive a Spelonga, borgo di Arquata del Tronto (AP) con la “Festa Bella” del mese di agosto. Una rievocazione non estemporanea, ma legata alla partecipazione di 150 spelongani alla battaglia: al loro ritorno, vittorioso, portarono la bandiera turca strappata dalla nave ammiraglia nemica. Il cimelio, più volte autenticato, si trovava nella chiesa di Sant’Agata. È stato custodito, per tre anni, nella sede vescovile di Ascoli, dopo essere stato salvato dal terremoto e riportato nel Centro polifunzionale di Arquata, in occasione della festa. L’ultima edizione del 2016 è stata interrotta dal terremoto, con lo sciame sismico iniziato il 24 agosto, nel bel mezzo degli eventi in programma. Quella del 2019 rappresenta, dunque, non l’ennesima edizione della Festa, dalla notevole valenza storica e culturale, ma la “ripartenza” della comunità dopo il terremoto. Un segnale di speranza per vincere anche la sfida della ricostruzione, con una stretta collaborazione tra cittadini, associazioni e Comune. “Mantenere le tradizioni e portare avanti la nostra storia significa ripartire guardando al futuro con ottimismo”, ha rimarcato il vice sindaco, spelongano, Michele Franchi nell incontro di presentazione dell ‘evento. La vice presidente della Regione Anna Casini ha ricordato che “molti ragazzi si sono salvati dal terremoto del 2016 perché si trovavano, quella notte, a Spelonga per la festa, nella parte destra del Tronto meno lesionata. È una tradizione, prima che una festa molto partecipata, che si tramanda di padre in figlio. Venirne coinvolti, significa dare il proprio contributo alla rinascita di un territorio che ha bisogno dell’attenzione di tutti”.

 

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