Ascoli Piceno 28 maggio.- Comincia solo adesso la vera battaglia elettorale per il Comune di Ascoli. Perchè il primo turno serviva soprattutto ai contendenti più forti per prendersi le misure, e verificare se ognuno poteva fare davvero senza l’altro. Piero Celani ha dimostrato che senza di lui in città non si va da nessuna parte, e Marco Fioravanti che la basa leghista e di estrema destra del territorio è il nocciolo duro di qualsiasi coalizione di governo locale. In più, dalla prima tornata di domenica è emerso che sul piano amministrativo il Movimento 5Stelle – complice la delusione di larga parte dei suoi elettori per i risultati del governo nazionale – non può aspirare ad altro che ad un ruolo di secondo piano ( 12,79%). E questo tanto più se continua nella sua ostentata e arrogante linea di isolamento e rifiuto di qualsiasi alleanza. Dal voto del 26 maggio è poi arrivato un segnale chiaro per il Pd e il centrosinistra ( futuro) . Se questa fosse davvero stata una coalizione, comprendente quindi in sintesi, sia la sinistra moderata (Frenquellucci) che quella estrema (Nardini) e si fosse presentata come tale, avrebbe adddirittura sfidato Fioravanti al ballottaggio ( 25% in due). Insomma, il quadro politico ed elettorale ascolano era e resta molto mosso, e nessuno tra i leader , i candidati di partito o capilista si può sentire escluso dalla responsabilità di influire sui possibili esiti del ballottaggio del 9 giugno. Questo infatti, non sarà solo un duello all’ultimo voto tra due candidati dell’area del centrodestra. Ma un confronto durissimo che coinvolgerà anche le vaste e ampie forze sociali e culturali cittadine, rimaste per così dire orfane di un proprio rappresentante diretto. Apparentamenti ufficiali dichiarati o meno ( sia Frenquellucci che Tamburri li hanno già esclusi..), i cittadini elettori dovranno scegliere tra i due candidati rimasti, sapendo che poi la loro preferenza – o assenza dal seggio – determinerà il corso politico locale per i prossimi 5 anni e forse di più. E questo dovrebbe già spingere loro ad agire, e impegnarsi per dare un contributo essenziale all’esito elettorale. Anche turandosi il naso, alla maniera di Montanelli. Intanto, trattative segrete sono già in corso, e nessuno può pensare veramente che il 37% dei voti espressi al primo turno vengano lasciati lì a marcire, o a favorire il candidato dato per vincente. Ed è giusto che sia così, perchè Ascoli ha bisogno di sindaco e di una giunta che siano espressione di una maggioranza ampia e composita degli elettori, e non solo di una parte e basta. Perchè Ascoli, una città dall’immenso patrimonio storico e artistico, che potrebbe essere uno dei gioielli turistici più invidiati d’Italia – tanto e forse più di Matera, che non a caso sta vivendo un momento d’oro essendo quest’anno Capitale europea della cultura, con ricadute enormi per la sua economia – è all’anno zero. E dallo zero non si può che risalire.
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