Attacco Hamas del 7 ottobre, Israele sapeva ?

Ascoli.- Il massacro del 7 ottobre 2023 compiuto da Hamas e da altre fazioni palestinesi si poteva evitare ? Cosi come la spropositata reazione israeliana che sta provocando un genocidio a Gaza, con oltre 40 mila morti ? Forse si. Perchè prima che l’attacco fosse attuato, molti segnali erano arrivati all’esercito e al Governo di Israele circa il rischio di un evento “terroristico” di grande portata organizzato dalla Striscia-  che è di fatto una prigione a cielo aperto per oltre 2 milioni di persone.

Lo sostiene l’analista politico internazionale Roberto Iannuzzi, nel suo libro inchiesta “Il 7 ottobre tra verità e propaganda” (Fazi Editore).

Molti mesi prima dell’attacco, un gruppo di residenti nei kibbutzim (fattorie collettive ) prospicienti Gaza e guidato da Menachen Gida, un appassionato di strumenti di comunicazione aveva fatto ciò che apparentemente l’intelligence israeliana aveva trascurato di fare : monitorare le comunicazioni wireless provenienti dalla Striscia. Allarmato dalle informazioni captate sulle esercitazioni finalizzate a violare la barriera di separazione, il gruppo le aveva trasmesse alle IDF (Forze di difesa israeliane) le quali le avevano classificate come “fantasie”.

Un gruppo di soldatesse di stanza presso la base di Nahal Oz, sempre al confine con Gaza aveva rilevato insoliti movimenti e addestramenti sempre più frequenti, anche durante il giorno, con tanto di operazioni di scavo e di “sistemazione di esplosivi lungo il confine” – scrive Iannuzzi – oltre all’impiego di droni e all’attuazione di assalti a modelli di kibbutzim. E le soldatesse svolgevano questo compito di osservazione sette giorni la settimana, 24 ore al giorno. Le informazioni fornite ai comandi dell’esercito, anche in questo caso non furono prese sul serio. Altri osservatori militari avevano confermato le segnalazioni delle soldatesse.

Un reportage del Washington Post del 21 settembre 2023, pochi giorni prima dell’attacco, riferiva di esercitazioni compiute da Hamas, Jihad islamica e altre fazioni armate, incentrate sul lancio di razzi, sulla cattura di soldati e sull’assalto agli insediamenti in territorio israeliano.

Tralasciando l’articolo del New York Times del 30 novembre 2023 – successivo quindi all’attacco – in cui si afferma che IDF e Intelligence di Tel Aviv erano entrati in possesso un anno prima di un documento di 40 pagine nome in codice ” Mura di Gerico”, contenente il piano di Hamas punto per punto, già gli elementi raccolti da Iannuzzi – ed altri sono nel libro, come un avvertimento egiziano di 10 giorni prima – fanno sorgere molte domande sull’attacco “a sorpresa ” del 7 ottobre 2023.

E soprattutto sulla reale volontà del Governo Netanyahu di prevenirlo, evitando le atrocità contro centinaia di civili degli insediamenti e di ragazzi che quella notte partecipavano al Nova Festival all’oscuro di tutto, molti dei quali divenuti poi ostaggi. E tutto questo da parte di uno Stato che per ovvie ragioni, da quando è nato ( 1948) ha il culto della sicurezza. Si voleva dunque un casus belli ?

Quello che è seguito ai fatti tragici del 7 ottobre è noto a tutti. La reazione sropositata israeliana ha portato alla distruzione di Gaza e all’assassinio sistematico di uomini, donne e bambini per un totale che ora arriva almeno a 40 mila. Un genocidio che ha portato la Corte Penale internazionale a spiccare un mandato di arresto per crimini di guerra per Netanyahu, il suo ex ministro della difesa ed un capo di Hamas forse già morto. Ma forte dell’appoggio diretto ( Usa e non solo ) e indiretto dell’Occidente (Italia compresa), che non condanna, non impone sanzioni, non applica embarghi di armi  – come per la Russia –  il governo israeliano non si ferma. Nè a Gaza ne in Libano. Quanti morti di innocenti ci vorranno ancora per fermare la strage ?

marco traini

 

nella foto : copertina del libro di Iannuzzi (Fazi Editore)

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