Montalto Marche (Ap).-Venti comuni della Vallata dell’Aso hanno formalizzato oggi una diffida ufficiale alla Provincia di Ascoli Piceno finalizzato a chiedere l’interruzione dell’iter dell’impianto di produzione di biometano previsto a San Salvatore di Force.
La discussione va avanti da mesi tra proteste da parte della popolazione e dei sindaci, e prese di posizione di vari enti. Oggi, però, arriva l’atto formale che chiede ufficialmente una reazione della Provincia di Ascoli Piceno, colpevole – secondo i firmatari della diffida – di non aver preso posizione sul tema, oltre a non averli coinvolti in alcun tavolo di confronto.
I comuni tra le province di Ascoli e Fermo protagonisti dell’iniziativa sono Montalto delle Marche, Ortezzano, Montelparo, Altidona, Petritoli, Monte Vidon Combatte, Carassai, Montefiore dell’Aso, Montedinove, Rotella, Comunanza, Montefalcone Appennino, Santa Vittoria in Matenano, Smerillo, Monterubbiano, Monterinaldo, Campofilone, Lapedona, Moresco e Pedaso.
E comune capofila è Montalto delle Marche.
“Mi sono offerto volentieri per preparare gli atti per la presentazione della diffida – spiega Daniele Matricardi, sindaco di Montalto – e coome portavoce del malcontento di un’intera vallata. Abbiamo sostenuto fin dall’inizio che l’iter autorizzativo presentava diverse carenza, a partire dal mancato coinvolgimento del territorio. Ora l’abbiamo evidenziato in punta di diritto. Abbiamo già manifestato politicamente la contrarietà di questa vallata all’impianto in questione ma la cosa importante ora è interrompere l’iter amministrativo. Nella diffida presentata dall’ Avv. Ceruti, da noi incaricato, emergono plurime illegittimità che inficiano il procedimento pertanto ci aspettiamo che la Provincia proceda immediatamente alla sospensione dello stesso”.
Preoccupano le dimensioni dell’impianto, ritenute spropositate rispetto alle effettive esigenze del territorio con le conseguenti problematiche relative alla viabilità di tutta la Valle dell’Aso, oltre ai rischi per la salute che potrebbero derivare dai gas di scarico dei mezzi e dell’impianto stesso, e all’impatto economico sulle attività produttive preesistenti. Non avendo mai ricevuto alcuna risposta o rassicurazione in merito, i venti sindaci firmatari si sono visti “costretti a chiedere formalmente di interrompere l’iter autorizzativo su quell’impianto previsto a Force, sperando ora di essere ascoltati.”