Fermo.- Meno gas dalla Russia, la siccità che sta prosciugando i fiumi e le bollette energetiche impazziscono. Un anno fa il gas veniva battuto alla borsa di Amsterdam poco sotto i 47 euro per megawatt ora il prezzo oscilla fra i 225 e i 230 euro. Un aumento di cinque volte, che poi nelle case può decuplicare.
D fronte a questo quadro il Governo dovrebbe ripensare alcune sue azioni sia politiche sia di strategia industriale. Lo sostengono anche gli industriali di Fermo : “Non si può gestire l’economia e il futuro delle aziende sullo slogan ‘o pace o gas’- afferma il presidente di Confindustria, Fabrizio Luciani. Perché prima bisogna tutelare quello che c’è, altrimenti stare in piedi e poi progettare diventa molto difficile.
La politica gioca un ruolo chiave. Non sono le imprese che possono incidere sul caro energia. Prendiamo un’azienda tipo – aggiunge Luciani- come la mia che è di servizi. Oggi la bolletta è raddoppiata, i gestori parlano di triplicarla entro ottobre. Gelaterie e pizzerie, non solo del settore meccanico. Ci sono aziende energivore che non riusciranno a gestire costi così alti, parliamo di bollette da 300mila euro al mese a fronte di centomila di un anno fa.”
E l’ultimo allarme arriva dall’agricoltura, che ha un peso importante anche nel territorio e che soprattutto ha un impatto immediato sule famiglie che troveranno in autunno i costi dei generi alimentari aumentati almeno del 10%.
“Questo deve servire a far capire – aggiunge Luciani – che non è solo un problema di aziende energivore. L’impatto del caro energia travolgerà grandi e piccoli imprenditori con conseguenze pesanti, i dati del nostro centro studi prevedono la chiusura di centinaia di imprese solo nel Fermano. Per Fermo, tra l’altro, tutto questo accade sapendo che il principale distretto, il calzaturiero, non sa che autunno l’aspetta. C’è l’ottimismo per le nuove collezioni, ma la consapevolezza che la guerra tra Russia e Ucraina, i nuovi focolai internazionali come quello tra Cina e Stati Uniti, e le complesse condizioni economiche internazionali andranno a peggiorare le già difficili condizioni e influiranno sugli acquisti.”
Si parla di ‘alternative’ al gas russo, ma i tempi sono lunghi. Il Governo ha impegnato decine di miliardi di euro per alleviare gli aumenti, è utile lo sconto sulle accise dei carburanti, ma qualcosa non sta funzionando. Da qui la proposta degli industriali : “Un’azione rapida è quella del taglio di parte della tassazione a favore delle famiglie. Ma serve di più per le imprese, se ci fermiamo noi salta il sistema sociale legato al lavoro. Serve un Pnrr finalizzato a intervenire sul costo energia e questo la politica lo sa.
Parlare e investire nella transizione tecnologica è una via necessaria, ma gli idrocarburi restano fondamentali. Le aziende più energivore sapranno gestire al meglio quanto serve, ma non possiamo pensare di affrontare il problema con i razionamenti e le chiusure temporanee delle produzioni.
Servono risorse – conclude il presidente di Confindustria Fermo- tante e da usare immediatamente. Salviamo l’oggi, costruendo il futuro. Siamo i primi a voler investire in energie alternative, siamo pronti a dotare capannoni e strutture di sistemi ecologici, ma prima bisogna pagare migliaia di euro di bollette che incideranno in maniera devastante i bilanci aziendali.”