Calano le aziende ma crescono gli investimenti

Ascoli.- La crisi demografica che da anni penalizza il nostro territorio in favore dei grandi centri industriali, abbinata ad alcune annose criticità sul piano burocratico e dell’accesso al credito, si ripercuote sulla demografia d’impresa delle Marche, che tra la fine del 2022 e la fine del 2023 hanno assistito alla perdita di 4.861 aziende, scese a quota 135.205 rispetto alle 140.066 dell’ultima rilevazione.

Per invertire la tendenza e tendere una mano a chi fa impresa, la CNA di Ascoli Piceno ritiene indispensabile conoscere a fondo il quadro complessivo dell’imprenditoria locale, per poi avanzare delle proposte concrete e a misura di Pmi. In questo senso, il rapporto semestrale TrendMarche sull’artigianato e sulla micro e piccola impresa,  realizzato da CNA e Confartigianato Marche in collaborazione con Intesa Sanpaolo e con l’Università Politecnica delle Marche e l’Università “Carlo Bo” di Urbino, rappresenta una fotografia puntuale e accurata per l’andamento di produzione, fatturato e investimenti.

In prima analisi, le Marche si confermano “la regione più artigiana in Italia” in base ad alcune variabili , ma se si considera la demografia delle aziende durante la crisi pandemica, dalla fine del 2019 nelle Marche il numero di imprese artigiane registrate è, al 2023, inferiore di 4.445 unità, con una variazione percentuale del -10% ben superiore al -2,3% fatto registrare mediamente in Italia. Dal 2022 al 2023, invece, il calo riguarda 1.114 imprese artigiane, passate da 40.657 a 39.543 unità.

In un quadro generale preoccupante, le aziende che hanno retto l’urto della crisi scongiurando il rischio chiusura sono riuscite a rafforzare la propria posizione sul mercato. I ricavi delle 3.500 imprese artigiane del campione analizzato, infatti, sono aumentati del 27,6%. Tra i settori, i ricavi nei servizi sono cresciuti del 33,5%, nella manifattura del 29,9% e nelle costruzioni del 16,3%, con un contestuale aumento degli investimenti del 9,9%.

Gli investimenti crescono del 9,9% nell’ultimo decennio e il loro andamento risulta ancora concorde con quello di ricavi e retribuzioni, come già nel 2021. Negli anni precedenti, tranne che nella crisi del 2020, gli investimenti si sono mossi in controtendenza con ricavi e retribuzioni.

Inoltre, malgrado un quadro economico in continuo cambiamento, negli ultimi 2 anni il tasso di occupazione nelle Marche è aumentato del 3,2% e tra maggio e la fine di luglio sono previste 44.490 nuove assunzioni, sebbene il 51,5% sia considerato di difficile reperimento. In quest’ottica, le Marche si posizionano al 5° posto in Italia per crescita della difficoltà in un anno, pari a 3,6 punti percentuali, dietro solo a Lazio, Basilicata, Sardegna, e Valle d’Aosta.

 

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