Ascoli Piceno 11 aprile.- “Il problema è cardiovascolare, non respiratorio. Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità del virus”. Lo afferma in una conversazione con un dirigente medico di Roma publicata su facebook, un cardiologo dell’ospedale Beato Matteo di Pavia, impegnato giorno e notte a combattere gli effetti del coronavirus sui tanti pazienti del suo territorio. Lo stesso cardiologo aggiunge : “Se così fosse, non servono a niente le rianimazioni e le intubazioni, perchè devi sciogliere e anzi prevenire la formazione di queste tromboembolie”.
Tale ipotesi medico-scientifica, che si facendo strada non solo in Italia ma anche negli Stati Uniti (pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32267998/Lung+thrombosis+Covid-19) potrebbe essere all’origine dell’alto numero di decessi che si sono verificati nel nostro Paese. Perchè è chiaro che, come spiega l’operatore sanitario che scrive al collega “se ventili un polmone dove il sangue non arriva, tutto il resto non serve : muoiono 9 su 10..”.
Il virus dunque, innescherebbe una coagulazione intravascolare disseminata (DIC, in termini medici) e la polmonite c’entrerebbe poco. E perchè allora si formano i trombi ? : “Perchè l’infiammazione induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico ben noto”.
Cè da chiedersi quindi, come mai fino ad ora non ci si è accorti di nulla. Forse perchè, spiega ancora il cardiologo “i segni della microembolia diffusa sono sfumati, anche all’ecocardio. Ma confrontando i dati dei primi 50 pazienti la situazione è apparsa molto chiara. Molti morti – aggiunge il medico – anche di 40 anni di età, avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente, con l’infiammazione che ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi : il problema principale non è il virus ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra.”
Nei reparti di Pavia, ricorda il cardiologo, non sono mai entrati malati di artite reumatoide, perchè sono in terapia cortisonica : “Questo è il movito per cui in Italia le ospedalizzazioni si riducono e sta diventando una malattia curabile a casa. Il vaccino può arrivare con calma”.
Il dirigente medico di Roma commenta la nota del cardiologo di Pavia, sostenendo che “la testimonianza del collega parrebbe confermata dai protocolli di altri ospedali” : il Sacco di Milano, il San Gerardo di Monza, il Sant’Orsola di Bologna. In tutti questi viene somministrato ai pazienti il Clexane, che è un classico farmaco anticoagulante. Se tutte queste informazioni venissero confermate, sarà interessante vedere se ci sarà la volontà politica da parte delle istituzioni, di recepirle.