Cinquestelle : “Ecco la verità su gas e trivellazioni in Italia”

Dal Movimento 5 stelle di San Benedetto riceviamo e pubblichiamo come contributo al dibattito sull’energia :

San Benedetto del T. (Ap).- “Con la guerra in Ucraina è tornato di prepotente attualità il problema dell’approvigionamento del gas in tutti i suoi aspetti. I lobbisti degli idrocarburi ne hanno approfittato spuntando come funghi sui social e nelle trasmissioni televisive: la tragica situazione in cui viviamo è stata il provvidenziale pretesto per risvegliare dal letargo quelle lobby che da decenni bazzicano i ministeri in attesa di cogliere qualsiasi opportunità per spingere a riprendere il “massacro” delle trivellazioni nei nostri territori.

È bene chiarire però quale sia la realtà italiana, perché risulta sensibilmente diversa da ciò che viene propagandato.

In Italia consumiamo in media 70Bsmc (miliardi di standard metri cubi), di cui solo una piccolissima parte viene prodotta entro i nostri confini, sia a mare, sia a terra. Sul tema dell’estrazione di idrocarburi l’Italia è uno dei territori più studiati al mondo, perché sin dai tempi di Mattei è stata setacciata centimetro per centimetro alla ricerca di giacimenti, sebbene si sia capito abbastanza presto che almeno per quanto riguarda il petrolio, avremmo avuto produzioni di pessima qualità.

Da un certo punto in poi, l’assalto delle compagnie petrolifere è stato giustificato dalle ridicole royalties da pagare, fra le più basse al mondo (il 7% sull’estrazione a mare) e per via della franchigia alta, cioè del quantitativo sotto il quale non si paga nulla allo Stato: esse vanno dai 30Msmc (Milioni di standard metri cubi) per il mare ai 10Msmc per la terraferma. Fino a questi quantitativi le compagnie non sborsano un centesimo ed il colmo è che le stesse società poi possono rivendersi tranquillamente il metano estratto in Italia anche all’estero, come è sempre successo negli anni passati e come succede ancora oggi. Da gennaio a settembre 2019 ne sono stati esportati per 400 mln di euro: 44 mln verso Germania, 37 mln verso Francia, 33 mln verso gli Stati Uniti, 19 mln verso la Svizzera, 18,5 mln verso il Regno Unito, 17,9 verso la Spagna, ecc. (dati Mise)

Ancora da metà dicembre 2021 ai primi di gennaio 2022 hanno esportato, e quindi venduto all’estero, milioni di metri cubi di gas a prezzi molto più bassi di quelli che pagavamo noi nella bolletta, e quindi possiamo ri-affermare con assoluta certezza, che gli italiani sono stati ancora una volta presi in giro dalle multinazionali del gas che operano in Italia, nel silenzio complice dei media.

Se in Italia ci fosse gas a volontà, i primi felici sarebbero proprio loro, le lobby internazionali degli idrocarburi, ma la realtà è diversa, molto diversa. Di gas ce n’è poco ed è piuttosto costoso estrarlo. Nel 2008 abbiamo estratto circa 9Bsmc (miliardi di standard metri cubi), nel 2021 3,5Bsmc, con una tendenza chiara alla progressiva riduzione.

Si stima che le risorse rimaste nel nostro sottosuolo (terra e mare) si aggirino attorno agli 80/90Bsmc (pari a circa il nostro fabbisogno di un anno), ma andrebbe raschiato il fondo del barile – è proprio il caso di dirlo – e non è detto che qualcuno decida di farlo, visti i costi di produzione. Il timore è che. dato i margini risicati, per ulteriori estrazioni si mediti di risparmiare sulle operazioni al contorno (rifiuti, sicurezza, ecc.) mettendo ancora più a rischio il territorio. Il gioco vale la candela?

Nelle Marche nel 2021 si sono estratti appena 5,5Msmc di gas – cioè il consumo in Italia di 2 (due) giorni –  ma i pozzi e le piattaforme sono destinati a rimanere in loco per decenni, se non per sempre.

Alla luce della casistica diffusa, appare abbastanza chiaro che a una  multinazionale degli idrocarburi la qualità ambientale di un luogo interessi veramente poco, al netto dei proclami: è bene che il cittadino abbia contezza dei dati relativi alla situazione, ad oggi:

 

  1. 300 pozzi, di cui solo 500 danno ancora qualche metro cubo di gas;
  2. 248 concessione di coltivazioni e permessi di ricerca;
  3. 49 nuove istanze di permessi di ricerca;
  4. 797 il totale dei pozzi perforati dal 1895 al 2016;
  5. 305 totale pozzi oggi mineralizzati e non – eroganti e non (1.981 terra – 324 mare);
  6. 625 titoli minerari cessati;

Giova ricordare che i titolari di concessione per “permessi di ricerca” possono trivellare il territorio per la ricerca di idrocarburi a loro discrezione.

Inoltre occorre sfatare delle leggende metropolitane:

  • noi trivelliamo le nostre terre e i nostri mari dal 1895, Croazia, Montenegro, Bosnia e Albania da pochi decenni: ecco perché loro potrebbero estrarre dai reservoir ancora del gas, e noi no;
  • il gas in Italia ne è rimasto pochissimo, e comunque costoso, e non conveniente, da estrarre:
  • in Italia, cosi come in Europa, non ci sono delle riserve di gas di scisto (forma di roccia che trattiene il gas), come invece esistono negli USA, che con il Fracking metodo per estrarre il gas dalle rocce) stanno devastando molte zone degli Stati Uniti.

In conclusione riteniamo che il futuro energetico del nostro paese debba necessariamente passare per le fonti rinnovabili, anche attraverso ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, oltre all’utilizzo delle già consolidate nei riguardi di sole e vento, senza dover ancora tornare a discutere di idrocarburi laddove benefici per pochi si tramutano spesso in disastri ambientali per molti.”

 

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