Ancona 14 novembre.- Una delle principali esclusioni dalle tutele è quella in capo di un imprenditore che contrae il contagio da Covid e deve stare in quarantena, quindi presso il proprio domicilio in malattia.
In tal caso, a differenza di un qualunque dipendente nel settore pubblico e privato, la sua condizione di autonomo non gli consente di attivare i vari meccanismi previsti dalla normativa, introdotti appunto per fungere da sussidio o sostegno a tutti coloro che, essendo impossibilitati a recarsi sul posto di lavoro per la positività al Covid o in attesa del relativo tampone, possono tuttavia beneficiare di tale “conforto” di ordine economico. L’ennesima denuncia di una situazione allarmante per l’economia marchigiana, arriva dalla Cna di Ancona. L’associazione chiede al Governo Conte che “intervenga con urgenza per sanare una inspiegabile difformità di trattamento, introducendo una forma di indennizzo anche per queste categorie di lavoratori, i quali, seppur hanno ben chiaro il fatto di doversi caricare il famoso “rischio d’impresa”, non è assolutamente tollerabile che si debbano accollare anche il “rischio della salute”, qualora subiscano lo stop del proprio lavoro a seguito della quarantena o isolamento fiduciario domiciliare.”
Cna Ancona sottolinea inoltre che le casistiche di questa natura tra i propri imprenditori iniziano ad essere purtroppo non più episodiche, ma sempre più diffuse, ribadendo che non tutti gli imprenditori hanno attive polizze assicurative che coprono questi eventi, anche perché tale precauzione comporterebbe di fatto l’ennesimo costo da sopportare sopra le proprie spalle.
Il Governo Conte, il Ministro della Salute Speranza e gli altri risponderanno a questa nuovo appello ? Ne dubitiamo fortemente. Anzia stanno stringendo ulteriormente gli spazi di libertà economica e civile al mondo produttivo sano, quello fatto di migliaia di piccole imprese che producono beni e servizi – alimentari esclusi – fondamentali per la società e l’occupazione.