Bruxelles, 8 gennaio.- L’Italia e la Spagna conformino i rispettivi sistemi di tassazione dei porti alle norme in materia di aiuti di Stato. Lo afferma la Commissione Europea in due decisioni distinte. L’obbiettivo sarebbe quello di “ garantire condizioni concorrenziali eque in tutta l’UE in un fondamentale settore economico.” In Italia adesso i porti sono integralmente esentati dall’imposta sul reddito delle società.
Margrethe Vestager, Commissaria per la Concorrenza, ha dichiarato: “I porti sono infrastrutture essenziali per la crescita economica e lo sviluppo regionale. Per questa ragione le norme UE in materia di aiuti di Stato prevedono che gli Stati membri dispongano di ampi margini di manovra per l’adozione di misure di sostegno e di investimento a favore dei porti. Al tempo stesso però – sottolinea la Commissaria- per garantire condizioni eque di concorrenza in tutta l’Unione, i porti che generano profitti esercitando attività economiche vanno tassati allo stesso modo degli altri operatori economici – né più, né meno.”
Secondo la Commissione Ue, “l’esenzione dall’imposta sulle società per i porti che realizzano profitti da attività economiche può rappresentare un vantaggio competitivo sul mercato interno e pertanto comporta un aiuto di Stato che potrebbe essere incompatibile con la normativa UE. La concorrenza transfrontaliera svolge un ruolo importante nel settore portuale e la Commissione si è impegnata a garantire condizioni eque in questo fondamentale settore economico.”
Pertanto, Italia e Spagna sono state “invitate ad adeguare la loro legislazione per assicurare che i porti paghino, a partire dal 1° gennaio 2020, l’imposta sulle società allo stesso modo delle altre imprese attive negli stessi due Paesi. Ciascun Paesi dispone ora di due mesi per reagire.”
Le decisioni odierne fanno seguiti a recenti decisioni in cui la Commissione ha chiesto a Paesi Bassi, Belgio e Francia di abolire le esenzioni dall’imposta sulle società di cui beneficiavano i rispettivi porti.
Nella foto : il porto di Ancona