C’era d’aspettarselo. Il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli non ha aspettato molto e si è schierato per Nicola Zingaretti come futuro e possibile segretario del Partito Democratico. Contro Minniti, ex ministro dell’interno e di fatto delegato renziano al prossimo congresso nazionale del Pd . Quel Minniti che fu imposto nel collegio di Pesaro alle elezioni politiche del 4 marzo dai vertici del partito ( tra cui l’attuale sindaco della città, Matteo Ricci) venendo clamorosamente sconfitto ( solo terzo in graduatoria). Ma soprattutto, si è schierato Ceriscioli contro i sindaci più forti della sua regione. A cominciare da quelli di Macerata e Ancona, Carancini e Mancinelli, che avevano appena firmato- con Ricci – l’appello di 13 importanti primi cittadini italiani per Minniti segretario. “Si respira un clima nuovo e positivo – ha detto il governatore, spiegando la sua scelta di campo – che non somiglia ai dibattiti del passato, e che non si vedeva da tempo. Forse anche le geniali mosse del Governo hanno smosso le coscienze…” Che tradotto significa : quanto tempo volete ancora aspettare Renzi e perdere ancora ? Per il momento, con il presidente si sono schierati solo il presidente dell’Anci, e sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi e il Presidente del consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo. E’ appena il caso di chiedersi : Ceriscioli pagherà cara questa sua decisione, nel caso che Zingaretti – molto stimato in tutto l’area del centrosinistra – venga sconfitto nella corsa alla leadership ( da considerare anche le altre autocandidature minori che si stanno profilando, fatte apposta per complicare i giochi..) ? E alle prossime elezioni regionali del 2020 il presidente in carica della Regione Marche avrà ancora dal territorio l’appoggio necessario per fare il bis che molti auspicano? Le risposte non le conosciamo. Ma di certo Ceriscioli, questioni personali a parte, o ha quel coraggio che agli altri manca, o ha capito dove tira il vento e vuole essere pronto ad arrivare in porto con la nuova nave, se questa salperà davvero. Comunque sia, il Partito Democratico così diviso, nelle Marche rischia grosso , considerando i concorrenti forti che ormai gli contendono il potere e che non vedono l’ora di scalzarlo da Palazzo Raffaello e dalla gestione dei fondi europei e di quelli per il sistema sanitario. Ma la partita, per quanto difficile, è ancora aperta.