Crollo delle nascite, Popolo della Famiglia contro la Regione Marche

Ancona 11 dicembre.-<<  Chissà perchè ci si ricorda della famiglia  solo  quando si avvicinano le elezioni>>.  Fabio Sebastianelli, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia, commenta così le dichiarazioni fatte dal  Presidente del Consiglio Regionale delle Marche alla presentazione dei risultati della ricerca sul tasso di fecondità, realizzata dall’Università di Urbino. Un tasso che è crollato negli ultimi anni, con 3 mila bambini in meno dal 2012 al 2018.

<<  Agevolare l’accesso ai servizi della prima infanzia – sostiene Sebastianelli –  può essere forse un aiuto per le famiglie che hanno già figli, ma non costituisce un incentivo per aumentare le nascite. Così come Agire nei confronti del settore privato  per migliorare le politiche di conciliazione dei tempi di vita-lavoro è solo una bella frase.  La denatalità si può combattere solo incentivando seriamente i cittadini a fare figli. Attualmente un figlio oltre ad essere una gioia immensa è anche purtroppo un costo che molte famiglie non possono permettersi .>>

E i dati sembrano confermare questa situazione, soprattutto nel sud delle Marche ( la provincia di Ascoli è ultima nella graduatoria) ma anche in zone una volta produttive e che sono sempre più depresse dal punto di vista economico (Fabriano) e isolate dal punto di vista infrastrutturale. Per non parlare dei comuni terremotati, che certo non vedranno un recupero della popolazione a breve. Per cercare di migliorar questo scenario ripropone tre iniziative “semplici e concrete” da attuare sul piano normativo :

” Il Reddito di Maternità è già presentato dal PDF in Parlamento – ricorda Sebastianelli – come proposta di legge di iniziativa popolare. Mille euro al mese per i primi 8 anni rinnovabili nel tempo per ogni figlio, per riconoscere il lavoro  svolto dalle neo mamme che scelgono di dedicarsi  a tempo pieno alla crescita dei figli.  Il quoziente familiare poi – aggiunge – misura di equità sociale in base alla quale il reddito complessivo della famiglia va diviso per il numero dei suoi componenti e su quel risultato si calcolano le tasse da pagare, perchè a parità di stipendio chi ha più bocche da sfamare e quindi più spese, non deve essere penalizzato. Infine  la libertà di scelta educativa per la famiglia, che deve avere il  diritto di scegliere se iscrivere  i propri figli presso una scuola pubblica o  paritaria senza per questo essere penalizzata economicamente.”

 

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