Ascoli Piceno 3 ottobre 2020.- Vai a commemorare gli eroi della Resistenza picena caduti sul Colle San Marco e ritrovi altri eroi , morti nel Dopoguerra per garantire al paese libertà e democrazia contro mafie, terrorismi vari e poteri occulti. E’ il caso di un uomo, anch’egli un militare che sebbene fosse divenuto famoso solo negli anni Settanta e Ottanta del Novecento – ucciso a Palermo nel 1982 – dimostrava di che stoffa era fatto già durante l’ultima guerra.
Stiamo parlando del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Giovane tenente dell’Arma, comandava nel 1943 la stazione di San Benedetto del Tronto. Era il periodo in cui l’Italia stava diventando tragico campo di battaglia tra le forze tedesche che occuparono la penisola dopo l’armistizio dell’8 settembre – e la precedente caduta di Mussolini, il 25 luglio – e le truppe alleate angloamericane, che nel luglio erano sbarcate in Sicilia ed iniziavano a risalire lo stivale.
Le Marche nei mesi di ottobre e novembre erano ancora sotto controllo germanico ( sarebbero state liberate nel corso del 1944), tanto è vero che la Wermacht dovette ingaggiare una rilevante battaglia sul Colle San Marco per sconfiggere la “Brigata Patrioti Piceni” – comandata dal sottotenente Spartaco Perini – che si era formata nelle loro retrovie.
In quel frangente, Dalla Chiesa era a San Benedetto e fece un azione che salvò centinaia, forse migliaia di vite. Il futuro generale dell’Arma venne a sapere che i tedeschi stavano per bombardare con gli aerei il porto peschereccio della città, in una data prestabilita del novembre ’43.
Il giovane tenente non ci pensò molto e a rischio dell’arresto e della propria vita, avvisò gli operatori e i lavoratori della zona dell’imminente aggressione. Nel giorno stesso che gli aerei tedeschi sorvolarono San Benedetto, tutta la flotta peschereccia si era dileguata in mare, e riuscì ad evitare la distruzione totale.
Dalla Chiesa poì riparò in un casa di Martinsicuro, nel territorio abruzzese, gestita per conto della Resistenza e degli Alleati da una crocerossina sempre sambenedettese. Quì incontrò il sottotenente Spartaco Perini, che era riuscito a scampare un mese prima all’attacco nazista sul Colle San Marco di Ascoli, il 3 ottobre di 77 anni fa.
Perini già in quel periodo lavorava per un’agenzia che faceva capo al Servizio segreto britannico ed aiutava partigiani, militari ed ex prigionieri fuggiti dal Nord ad arrivare a Sud, al sicuro nell’Italia liberata. Così fece anche con Carlo Alberto Dalla Chiesa. “I due – racconta Pietro Perini, presidente dell’ANPI di Ascoli e figlio di Spartaco – si imbarcarono su una tartana e via mare raggiunsero poi Brindisi. Con loro a bordo c’era anche il Principe Ruffo di Calabria“.
Il comandante della Brigata Patrioti Piceni poi partecipò alla liberazione della città di Ascoli, sfilando per le vie cittadine il 18 giugno del 1944. Il capoluogo piceno venne insignito della medaglia d’oro al valor militare nel 1973 ( anche se fu solo il presidente Ciampi nel 2002 a far inserire la dicitura “per attività partigiane”). Quando Dalla Chiesa seppe della novità, telefonò a Spartaco Perini. “Risposi io – ricorda il figlio Pietro – e poi gli passai mio padre. Lui pianse e poi però, preso dalla felicità cominciò a ricordare con il suo amico i momenti duri, avventurosi e belli di quel novembre del 1943”.
Marco Traini