Ascoli.- “Un disegno di legge illiberale e autoritario”. Così giudicano nella sostanza il ddl sicurezza ora all’esame del Senato gli esperti intervenuti al convegno promosso ad Ascoli dal Movimento 5Stelle l’8 novembre.
Tra loro il Procuratore della Repubblica Umberto Monti, il presidente della Camera Penale picena, Mauro Gionni, l’avvocato e senatore Roberto Cataldi – membro della Commissione Giustizia – il deputato Giorgio Fede, l’avvocato Daniele Paolanti, cultore di diritto costituzionale.
Perchè un giudizio cosi netto su un testo già approvato dalla Camera dei Deputati ? I motivi, secondo gli autorevoli relatori sono molti.
A cominciare dall’introduzione di 20 nuovi reati che non faranno che elevare il rischio di una crescita della popolazione carceraria – gli istituti sono già al 130% delle loro capacità – e di un aumento a volte sproporzionato delle pene contro gli emarginati della società : migranti, detenuti, senza casa. Oltre a reprimere il dissenso , soprattutto nelle manifestazioni pubbliche in maniera forse al limite del quadro costituzionale.
“I problemi abitativi non si risolvono con il pugno duro – ha detto Cataldi – ma affrontando le cause sociali che portano le persone ad occupare le case ( esempio di Caivano). Una durezza che contrasta con la linea morbida che invece è stata adottata con i colletti bianchi, per la corruzione visto che l’abuso d’ufficio è stato abolito. Così si ritorna ad una giustizia classista.”
Pubblico al convegno
Sulla stessa linea il Procuratore Capo di Ascoli Monti : “Si inaspriscono le pene per reati già presenti in modo esagerato – dai blocchi stradali all’occupazione abusiva che è punibile da 2 a 7 anni – creando anche nuove difficoltà a chi le dovrà applicare. Per non parlare poi dell’invenzione del reato di imbrattamento, dell’istigazione a disobbedire, del bavaglio alla stampa. Dall’altro lato – ha aggiunto Monti- si lascia impunito il Potere, disegnando un diritto penale arlecchino che sembra accanirsi sulle fasce deboli che non hanno i mezzi per difendersi”.
Poi c’è la questione della limitazione del dissenso. “Chi in carcere protesta rifiutando il cibo – ha ricordato Gionni – è punito come chi lo fa agendo con violenza. Ma questo può valere anche per lo studente che vuole manifestare in maniera pacifica davanti al suo ateneo: la resistenza passiva vale come quella violenta. Siamo in presenza di norme illiberali ed autoritarie.”
Nulla è previsto invece per affrontare il drammatico problema dei suicidi nei penitenziari ( 82 in Italia nei primi 10 mesi del 2024) o delle condizioni di vita negli stessi edifici.
Per i relatori al convegno insomma, un disegno di legge che contiene provvedimenti “di facciata e di impostazione ideologica ( perchè bloccare la filiera della canapa industriale ?) ” che non risolveranno le questioni attuali di sicurezza pubblica e sociale.
Marco Traini