Roma 10 luglio. – Come sta il mare post lockdown? L’inquinamento da plastica e microplastica è aumentato o diminuito, complice il crescente uso di dispositivi di protezione individuale e plastica monouso? Per rispondere a queste domande ma anche per documentare l’enorme biodiversità dei nostri mari e studiare come anch’essa stia soffrendo l’impatto dei cambiamenti climatici, parte giovedì 16 luglio 2020 da Porto Santo Stefano (Grosseto) il tour di Greenpeace “Difendiamo il Mare”.
Per verificare l’evoluzione della situazione dopo il lockdown Greenpeace tornerà anche in località toccate dal tour effettuato nella primavera 2019. Navigherà nelle acque del Santuario dei Cetacei per vedere come stanno questi meravigliosi mammiferi, anche loro minacciati da un virus.
“Difendiamo il Mare” è organizzato in collaborazione con la Fondazione Exodus di don Mazzi, che mette a disposizione la barca a vela Bamboo, con la quale navigherà nel Mar Tirreno centro settentrionale. Alla spedizione parteciperanno ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (Ias) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova, del DiSVA (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) dell’Università Politecnica delle Marche specializzati nello studio delle microplastiche, esperti di flora e fauna marina costiera del DiSTAV (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita) dell’Università degli Studi di Genova, dell’Istituto Thethys: con loro porteremo avanti una spedizione di ricerca, monitoraggio e documentazione per rispondere all’allarme lanciato dal mare e dalle sue creature.
Il tour, della durata di due settimane, toccherà sia alcune aree marine protette (Cinque Terre, Portofino) che zone fortemente colpite dall’inquinamento da plastica, incluse le foci dei fiumi, come Tevere e Arno, ormai delle vere e proprie autostrade di rifiuti verso il mare. Studierà come l’aumento delle temperature marine stia colpendo anche le specie che abitano i nostri fondali e seguiremo le rotte dei cetacei, particolarmente abbondanti nell’area e sempre più colpiti dall’inquinamento da plastica, fino all’area interessata dalla presenza delle balle di rifiuti in plastica dispersi da cinque anni nei fondali marini del Santuario dei Cetacei.
“Il nostro Pianeta, e in particolare il nostro mare, è malato a causa dell’inquinamento da plastica e dei cambiamenti climatici. Abbiamo fatto uno sforzo straordinario per tornare a navigare il prima possibile quest’anno, rispettando tutte le precauzioni e le misure che l’emergenza sanitaria impone, per verificare lo stato di salute del più grande ecosistema del Pianeta. Siamo grati ai ricercatori che saranno a bordo e a Exodus per aver condiviso quest’obiettivo e aver accettato questa sfida” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. “La pandemia che viviamo ci insegna che non c’è più tempo da perdere: dobbiamo vincere la battaglia della plastica monouso e quella invisibile della microplastica, di cui spesso neanche ci accorgiamo quando facciamo il bagno o passeggiamo sul bagnasciuga ma che riversiamo ogni giorno nei mari con l’uso di numerosi prodotti”.
A livello europeo, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) sta lavorando a una proposta che vieta l’utilizzo di microplastiche aggiunte intenzionalmente in numerosi prodotti di uso comune tra cui cosmetici, detergenti, vernici e fertilizzanti.