Dimenticare il terremoto ! Questa deve essere la parola d’ordine da qui in futuro. Non continuare a ricordare, commemorare, piangere, e aspettare. Come si fa da mesi, e naturalmente anche oggi, 30 ottobre 2017. Ad un anno dalla seconda grande scossa, dopo quella del 24 agosto 2016, poco è cambiato per i paesi più colpiti dal sisma. Nell’Ascolano e nel Maceratese soprattutto. Perché continuare a guardarsi indietro ? Perché non cominciare a progettare seriamente il futuro delle collettività dei territori più a rischio ?Certo, ci vogliono le casette, e le sistemazioni delle strade, delle piazze , dei luoghi, dei borghi distrutti o lesionati. Ma perché non si inizia veramente, a tutti i livelli a programmare un nuovo avvenire per quelle comunità montane e non solo, che il dramma lo hanno vissuto veramente , pagando anche un drammatico tributo di vittime ? Perché non si comprende una buona volta che deve iniziare un nuovo tipo di “ricostruzione” fisica e morale di quei luoghi? Chi scrive ricorda personalmente già negli ultimi giorni di agosto del 2016, ad Arquata, autorevoli personalità dello Stato che evocavano chiaramente la necessità di guardare all’esempio giapponese per il futuro. E perché invece, ancora oggi, ad 12 mesi dalla seconda ondata sismica, non solo non si definisce alcuna prospettiva innovativa e avanzata che garantisca nei prossimi anni la possibilità di una vita migliore alle popolazioni della zona appenninica, ma non si chiude ancora la fase dell’emergenza ? Bisogna aspettare un nuovo terremoto per cominciare ad agire in modo diverso ? E tutto questo accade- ci domandiamo ancora – perché grandi interessi remano contro, o per incapacità o paura della nostra classe dirigente complessiva ? Non lo sappiamo, ma di certo se non vogliamo ancora morti e distruzione, anche a breve – 10 , 20, forse 30 anni – dobbiamo cambiare strada. Da subito !
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