Ascoli Piceno 19 maggio.- “Porterò le Marche in Europa, affinchè le problematiche dei terremotati, dei cittadini e delle imprese vengano affrontate direttamente e rapidamente , senza ulteriori ritardi”.
Ha le idee chiare e degli obbiettivi precisi da raggiungere – per dare un futuro al territorio regionale Elisabette Campus, candidata dei Popolari per l’Italia alle elezioni europee del 26 maggio, nella Circoscrizione III dell’Italia centrale (Marche, Toscana, Umbria e Lazio).
Forte di una lunga esperienza e competenza nel campo della giustizia amministrativa come funzionario del Consiglio di Stato, oltre che nelle questioni sociali come membro della Commissione Pastorale della Cei, la candidata dei Popolari punta a rappresentare le esigenze degli elettori marchigiani nel Parlamento europeo con metodi e programmi diversi dal passato.
“ Da un lato il modello della ricostruzione post-sisma adottato fino ad ora – spiega la Campus – deve essere modificato, perché esso si basa sull’esperienza del terremoto dell’Emilia Romagna, molto distante da quello che ha colpito le Marche nel 2016. Le aree del cratere infatti, si stanno spopolando e dopo quasi 3 anni solo il 10% dei progetti edilizi è stato realizzato. Occorre quindi cambiare percorso, non facendo calare dall’alto le scelte ma coinvolgendo la popolazione in seria difficoltà e soprattutto alleggerendo una burocrazia asfissiante che ha nella Regione la sua peggiore espressione. La politica dell’immobilismo – continua la candidata alle elezioni europee – e l’incapacità della classe dirigente che governa le Marche da 20 anni hanno provocato il blocco di ogni programma di ripartenza post-terremoto”.
Accanto all’emergenza sisma, ci sono poi le problematiche ancora non risolte della crisi economica e industriale che ha investito tutti i principali distretti produttivi marchigiani, dalle calzature alla pesca, dal mobile all’elettrodomestico.
“La globalizzazione senza controllo, anche per l’assenza dello Stato – sostiene la candidata dei Popolari per l’Italia – ha causato effetti disastrosi sul sistema locale, basato su migliaia di piccole imprese che non sono state tutelate. E’ necessario invece rilanciare lo sviluppo adottando un nuovo modello, fondato sull’economia dell’uomo e quindi sulle identità e le capacità locali che sono in grado di creare lavoro e benessere. In questa direzione – continua Elisabetta Campus – l’Europa può avere un ruolo fondamentale, soprattutto se riuscirà a stabilire un rapporto diretto e di fiducia con i cittadini delle sue tante regioni. In tale ambito come in quello del terremoto, le rilevanti risorse europee devono sostenere progetti mirati alla vera ripresa delle comunità danneggiate, senza distribuirsi a pioggia e senza attendere ulteriori e deleteri passaggi burocratici.”
Per far questo però, e soddisfare le domande crescenti di solidarietà, giustizia ed efficienza economica e sociale che vengono dal basso, specialmente da aree come le Marche in maggiore affanno rispetto ad altre, l’Europa deve essere riformata. “ A cominciare proprio dal Parlamento di Strasburgo – sostiene l’esponente dei Popolari per l’Italia – che deve diventare davvero il cuore della politica continentale oltre della rappresentanza democratica dei territori, e non solo un organo che adotta misure già prese dalla Commissione UE o dal Consiglio. Io mi batterò affinchè questo cambiamento diventi realtà, impegnandomi all’interno delle istituzioni europee per fare in modo che esse modifichino la loro rotta.“
Naturalmente da qui a quelle che economisti e forze politiche antieuropeiste considerano delle gabbie troppo strette, come i parametri del Trattato di Maastricht, il passo è breve . “I parametri sono sbagliati – premette Elisabetta Campus – e si è visto quello che hanno provocato in molte nazioni deboli dell’Unione, a cominciare dalla Grecia. Ma questo non vuol dire che l’Europa, o l’Euro devono essere buttati all’aria : occorre maggiore flessibilità finanziaria e maggiore solidarietà tra le varie realtà continentali, tra le quali ora esiste un enorme divario sociale, affinchè si creino le condizioni per un Europa molto più vicina ai suoi cittadini, e per questo molto più unita di quella attuale. Insomma è urgente avviare un nuovo modello di sviluppo europeo, che torni a mettere al centro l’uomo, la sua dignità, le sue aspirazioni e le sue necessità. Insieme al bene comune che è l’ambiente, il mondo in cui viviamo”.