Ascoli.- Un primo e fondamentale passo per il risanamento dell’area ex Sgl Carbon di Ascoli è stato fatto. Ma molti ancora restano da compiere per liberare la città dalle ciminiere e dai capannoni abbandonati che coprono ben 25 ettari di suolo comunale, dentro ormai la zona urbana. Oggi grazie a Legambiente è stato fatto il punto della situazione sul caso della ex fabbrica di elettrodi chiusa da oltre 20 anni, e responsabile per un secolo sia di molta ricchezza cittadina che di grande inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua.
Per fortuna, l’arrivo del 2019 del Generale dei Carabinieri forestali Giuseppe Vadalà alla guida del programma di risanamento del sito ha accellerato – dopo decenni di ignavia istituzionale – l’avvio concreto delle operazioni di rinascita. Partendo dalla bonifica della “Vasca di prima pioggia” – quella con i rifiuti della cosiddetta collinetta dei veleni, vicino al Tronto – i cui lavori sono iniziati il 5 agosto di quest’anno e si concluderanno entro dicembre.
“Il costo dell’intervento è di 5 milioni – ha ricordato il Commissario Vadalà presente all’incontro al Palazzo dei Capitani – avviato sulla base di un progetto definito dall’Università di Tor Vergata, a Roma. Una messa in sicurezza che garantisce il territorio dal punto di vista ambientale ed evita il trasferimento di rifiuti che sarebbe costato decine di milioni. Con questa operazione – ha aggiunto il generale – Ascoli è diventato un caso scuola per la bonifica dei siti inquinati in Italia, anche grazie al fatto che il Governo sta investendo molto di più in questo ambito. “
Ora però sta al privato – il Consorzio di imprese Restart – pensare al recupero e riutilizzo degli altri 22 ettari del grande sito industriale dismesso alle porte di Ascoli. Privato che come ha sottolineato lo stesso Commissario Vadalà deve avere il suo ritorno economico, ma nell’ottica di una collaborazione con la comunità e tutti i soggetti locali.
E proprio qui sta però il problema. Perché se da un lato gli esponenti di Legambiente – Prezzavento e Di Loreto, presenti con il leader storico nazionale Enrico Fontana – dopo aver ricordato tutte le battaglie svolte per il risanamento dell’area Carbon, hanno insistito sul parco pubblico come priorità futura della zona, con attività collaterali di servizi tecnologici innovativi dall’altro a frenare i loro entusiasmi ci ha pensato il sindaco Marco Fioravanti.
“La sola manutenzione di un parco pubblico di tale dimensione costerebbe 4 milioni l’anno, e questo graverebbe sulle casse comunali. Nel futuro occorrerà una sintesi tra le esigenze delle diverse parti, per costruire un progetto che potrebbe fare da modello per l’Italia”.
Tradotto : se le imprese del consorzio Restart che “hanno salvato il sito dalle multinazionali”- parole di Fioravanti – hanno investito nell’area, dovranno avere i loro benefici.
E’ davvero tramontata l’idea di costruire 1200 appartamenti in una parte del sito ? Prezzavento di Legambiente ha affermato di sì, ma noi non pensiamo che sia proprio così. Il 2024 e il concorso di idee da lanciare per l’occasione, dovranno dare delle risposte. Ma visti gli interessi contrapposti in campo, la strada per dare un futuro al sito sembra ancora lunga.
Marco Traini