Fabriano (An) 10 settembre.- Solo il vescovo Francesco Massara aiuta concretamente i poveri di Fabriano. In questa città un esercito di disoccupati che non è inferiore in totale al numero di 20 mila persone, da molti anni ormai sopravvive tra cassa integrazione, sussidi vari e redditi da fame – o nemmeno quelli – a causa della smobilitazione del distretto dell’elettrodomestico, una volta fiore all’occhiello dell’economia marchigiana.
L’ultima botta è stata l’annuncio dell’imprenditore Porcarelli di voler gettare la spugna e licenziare i 584 dipendenti che una volta erano dipendenti della “Antonio Merloni”. Ma certo non è responsabilità sua se il distretto del ‘bianco’ è finito come sappiamo. Anzi, il suo è stato un tentativo di rilanciare almeno una piccola parte dell’ex gruppo terzista della galassia Merloni. Ma le cause giudiziarie intentate dalle banche per i crediti precedenti e l’assenza della politica e delle istituzioni gli hanno impedito di avviare davvero il suo progetto.
Sarebbe stato comunque solo un aiuto limitato, sul piano sociale ad un territorio devastato da una crisi industriale senza precedenti. E che i governi nazionali e regionali che si sono succeduti negli ultimi 20 anni non hanno mai affrontato e risolto. E ora mezza città di Fabriano si trova senza lavoro o quasi, e vive senza futuro.
Così il vescovo Massara ha pensato che nell’attesa che qualcuno si svegli, era bene almeno attivare un “Emporio della Carità” intitolato a Papa Francesco dove operano 20 volontari e che sarà gestito dalla Caritas. Raccoglierà generi alimentari e prodotti di igiene donati dai cittadini che stanno meglio degli altri, e li distribuirà a quelli che invece – con le loro famiglie sono costretti ad una vita non degna di un paese moderno. “Nella zona di Fabriano c’è un disagio sociale enorme – ha detto il vescovo- e tante persone hanno perso il lavoro e anche la dignità. Con il Covid poi la crisi è anche peggiorata e noi dovevamo dare una risposta questi bisogni”.
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