Ascoli Piceno 17 agosto.- Fu un vero incidente quello che coinvolse due Tornado sui cieli di Ascoli, il 19 agosto del 2014, esattamente 5 anni fa ? Secondo la versione ufficiale, fu lo scontro tra due jet dell’Aeronautica militare a causare la morte di 4 piloti, in missione di addestramento sull’Adriatico dopo essere partiti dalla base di Ghedi, a Brescia.
La tragedia, oltre al decesso di Mariangela Valentini, Alessandro Dotto, Giuseppe Palminteri e Paolo Piero Franzese, provocò sulle colline tra Roccafluvione e Venarotta un enorme incendio boschivo che si protrasse per quasi una settimana. Causando danni ambientali ancora tutti da valutare, sia sulla flora e la fauna della zona interessata e circostante che sugli abitanti delle frazioni più vicine al luogo del disastro : Poggio Anzù, Castiglione, Gimigliano.
L’inchiesta della Procura di Ascoli sulla drammatica vicenda – che solo per un caso non provocò una carneficina, non avendo i pezzi in fiamme degli aerei distrutti raggiunto Mozzano o Roccafluvione – ha portato proprio nel luglio di quest’anno, al rinvio a giudizio di due ufficiali dell’Aeronautica di stanza a Ghedi : Bruno Di Tora, 47enne di Caserta all’epoca dei fatti comandante del 154° Gruppo, e responsabile della pianificazione dell’esercitazione e Fabio Saccottelli, 43 anni di Verbania, capo cellula della pianificazione area target. Solo questi due militari dovranno rispondere di omicidio colposo e disastro aviatorio colposo.
La versione ufficiale della tragedia, sarebbe confermata da una testimonianza da noi raccolta sul campo da uno degli abitanti della località di Poggiò Anzu, luogo che fece da campo base per le operazioni di recupero dei corpi delle vittime e poi dei rottami dei due jet. L’anziano Carlo Gagliardi vive e lavora sul posto, dove possiede rimesse e magazzini per attrezzature agricole. “Ho visto arrivare sopra la collina due aerei da direzioni opposte : poi un enorme boato e una gigantesca palla di fuoco in cielo, con i pezzi che schizzavano e precipitavano in ogni dove. Nelle ore successive, scattate le ricerche sono stato io a indicare ad un colonnello dell’Aeronautica il luogo nella boscaglia dove si trovava il corpo senza vita, ma integro di Mariangela Valentini. “ Secondo Gagliardi, si è trattato di una manovra sbagliata , forse dovuta ad un errore di calcolo della quota di volo che ha portato all’incidente fatale. Null’altro.
Ma c’è anche un’altra versione dei fatti, che non combacia con questa e quindi con quella ufficiale ( sebbene tutta la dinamica della tragedia debba essere ricostruita nei dettagli, e forse lo sarà nel corso del processo che inizierà ad ottobre ). E’ quella di Marco Giuliani, un altro testimone oculare del disastro e che si trovava il 19 agosto nei pressi della sua abitazione e dei suoi terreni, a Roccafluvione.
“Ero nel bosco vicino alla mia tartufaia in località Castiglione quando ho sentito e visto in parte un enorme boato sopra il colle dove mi trovavo, a circa 300 metri di altitudine. Subito dopo mi sono spostato verso la tartufaia, all’aperto e dopo alcuni secondi ho visto cadere uno degli aerei apparentemente integri, quasi in planaggio sulla mia sinistra. Il jet- continua – è andato a cadere senza esplodere , passando sotto due piloni dell’Enel , sotto la casa gialla di Giulio Poli, e poi si è spezzato, rimbalzando con fusoliera ed ali, oltre il crinale andando a precipitare sull’altro versante, volando sopra la casa dei Poli e quella abitata dagli inglesi. L’aereo sembrava con motore accesso quando è caduto, con un fuoco blu su un ala. “ Dal momento del grande botto alla caduta del velivolo sono passati almeno 8-10 secondi.
A confermare questa ricostruzione alternativa, che ipotizza un inquietante intervento esterno , anche lo stesso Giulio Poli : “ Il secondo jet seguiva certamente il primo, e non sembrava avesse subito un impatto o qualcosa del genere. “
(continua)