Il razzismo negli Usa di ieri e di oggi. Docufilm commovente della Schmitt a Pesaro

Pesaro 20 giugno. Un bambino nero di 12 anni che nel 2014, viene ripreso dalle telecamere mentre gioca sulla strada, pochi secondi prima di venir colpito con armi da fuoco dalle forze dell’ordine. Le immagini delle grandi rivolte di Chicago nel secondo Dopoguerra, spesso provocate da semplici “invasioni di campo” dei neri che “entrano” nei quartieri dei bianchi. La spiaggia della stessa città dove un ragazzino nero che si permise di nuotare oltre la linea invisibile che separava da sempre bianchi da colored , venne linciato sul posto da una folla inferocita. O testimonianze del “massacro di S.Louis” del 1917, dove furono uccise 100 persone, tutte di colore, per motivi di odio razziale. Basta questo per far capire come il razzismo negli Stati Uniti d’America esisteva ieri, nell’Ottocento, nel primo Novecento e dopo, ma esiste ancora oggi.
E’ quanto mostra il film- documentario della regista americana Lee Anne Schmitt “Purge this land” ( Purifica questa terra), proiettato oggi alla Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro ( presente l’autrice). Un’opera che all’inizio sembra quasi scarna, noiosa e senza tensione ma che poi invece lentamente ma decisamente cresce nel racconto e nel ritmo, emozionando e scioccando gli spettatori presenti. Una semplice voce narrante, quella della stessa regista ( in originale, con sottotitoli in italiano) che attraverso immagini dell’America profonda, narra la vicenda disumana e triste del razzismo negli Usa dalla metà dell’Ottocento in poi, tra linciaggi, assassini, violenze inaudite e senza senso, e coperture istituzionali di interi Stati – il Kansas, tra questi – che lasciano fare o sono complici di tutto .

Ma anche, il film della Schmitt – donna bianca, che ha per compagno un musicista nero – che mostra l’azione eroica di uomini bianchi ricchi, benestanti e coraggiosi come John Brown, che lottarono con le armi già prima della guerra civile tra Nord abolizionista e Sud razzista, nel secolo di Lincoln, affinchè l’uguaglianza reale fosse stabilita per sempre, nella nazione che si vantava di essere la più libera del mondo. Esempi, insieme a quelli più noti di personaggi come Martin Luther King – rievocato con la voce, e anche lui ucciso a pistolettate nel 1968 – che danno il senso delle possibilità  che un giorno la Storia, metta fine a questa situazione. Nella nazione più ricca e potente del mondo. Un giorno forse, ma non oggi nell’America di Trump e del post-Obama – dove se le violenze sono più sporadiche di quelle del passato, la segregazione e le disuguaglianze restano le stesse. Anzi aumentano, specie quelle sociali ed economiche. Come a Detroit, dove per via della crisi dell’auto e dello spopolamento sono state chiuse 70 scuole pubbliche negli ultimi anni, racconta la regista. Che poi mostra il muro di una casa abbandonata dove qualcuno ha scritto a grandi caratteri : “Obama è un uomo bianco..”. Anche gli Usa insomma, hanno ancora molta strada da fare. E sembra che questi non siano gli anni migliori per iniziare il cammino. Come in Italia, del resto.

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